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Oil & Gas: il dramma logistico

ZOLA PEDROSA – Per molti, la pandemia in corso ha significato un forzoso risparmio di carburante: niente auto, pochi movimenti, telelavoro quando è possibile. Eppure l’industria dell’estrazione, che fa capo a molte aziende specializzate italiane, non si è arrestata. Il prezzo del greggio è bassissimo, ma il mondo dei carburanti per la logistica, piccola e grande, è ancora dominato dall’ex oro nero. Avanzano i mezzi a GNL, comprese le navi: e chi è convinto che il greggio avrà ancora lunga vita sta stoccando depositi dove gli è possibile; comprese le vecchie petroliere da 500 mila e oltre tonnellate che sono diventate cisterne statiche, in attesa di tempi migliori. I pozzi petroliferi non si arrestano (ed è comunque difficile farlo). E gli uomini che li maneggiano devono esserci.

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Lo illustra in una lunga intervista apparsa nei giorni scorsi dal quotidiano di Bologna “Il Carlino” il ceo di Quay Pietro Basciano. L’azienda, con base a Zola Pedrosa nell’area industriale emiliana, opera in tutto il mondo con la sua Lighthouse, specializzata in ingegneria subacquea, ricerca e perforazioni. Alla Lighthouse fanno capo gruppi di specialisti di varie nazionalità: italiani, russi, coreani. Per un lavoro gravoso com’è quello della società, occorrono turni che vanno dalle sei alle otto settimane: dopo di che dev’essere attivato un altro gruppo, e quello che ha concluso va rimandato a casa perché vivere sulle navi o sulle piattaforme anche nei periodi di riposo è alienante. Ebbene: con il blocco di molte frontiere e con alcuni aeroporti chiusi, i trasferimenti sono diventati difficili, oltre che costosi.

Un caso recente illustrato da Pietro Basciano riguarda un gruppo di tecnici russi che avevano terminato il periodo di lavoro su una nave in fase di esplorazione dei fondali in acque della Libia. Con l’aeroporto più vicino, quello di Malta, totalmente chiuso, è stato necessario portarli con la nave vicino a Lampedusa e da qui trasferirli sull’isola con un gommone. Da Lampedusa con un volo nazionale sono arrivati a Roma, quindi da Roma hanno preso un volo per la Finlandia. Ma la frontiera con la Russia è chiusa per ogni tipo di veicolo: quindi l’hanno attraversata… in bicicletta, con una pedalata di qualche decina di chilometri.

E i nuovi equipaggi che dovranno arrivare per il proprio turno? Non possono altro che farsi fare certificati di sanità anti-Covid oppure fare preventivamente una quarantena certificata a casa prima di partire. E con il prezzo del greggio ai minimi, l’aumento delle spese che necessariamente deriva dalle complicazioni logistiche fa fatica ad essere compensato.

“In sostanza – dice Basciano sul giornale di Bologna – per chi lavora nell’Oil & Gas non è un periodo semplice. Ci sono casi in cui è il cliente ad aver sospeso l’attività, principalmente per le complicazioni logistiche. In altri casi sono i paesi ad aver fermato tutto. È il caso della Tunisia che ha chiuso le frontiere e congelato i permessi. Morale – conclude – questo è il periodo più difficile per il nostro settore degli ultimi trent’anni”.

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E comunque le imprese italiane non s’arrendono: anzi, rilanciano. È di questi giorni la notizia che Saipem si è aggiudicata un importante contratto da parte di Gaz-System per il trasporto dei moduli e l’installazione degli stessi del gasdotto Baltic Pipe tra la Danimarca e la Polonia nel Mar Baltico. Un contratto che vale 280 milioni di euro.

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Pubblicato il
9 Maggio 2020
Ultima modifica
11 Maggio 2020 - ora: 11:54

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