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Quei tesori dal fondo del mare

Nella foto: La testa del Satiro.

Tutti conoscono le celebri statue di bronzo pescate fortunosamente in mare e oggi oggetto di un culto internazionale, i Bronzi di Riace. E le tante statue e statuette scavate tra le ceneri di Pompei, o nelle tombe etrusche di Populonia. Ma c’è un altro capolavoro meno noto, che  ci viene segnalato via web dal lettore di Marsala, 👤 Carmine Greco:

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Perché non si parla mai della statuetta 🗽 del Satiro danzante di Mazara del Vallo, un piccolo capolavoro che tutti ignorano?

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Caro amico, intanto il Satiro danzante non è ignorato, ma anzi rappresenta il pezzo forte del museo archeologico marino del centro peschereccio della Sicilia Occidentale: forse è stato meno celebrato dei Bronzi di Riace o dei fauni di Pompei, ma siamo d’accordo con te che è un piccolo ma straordinario capolavoro, gelosamente custodito e ben apprezzato dagli specialisti. La sua storia vale la pena d’essere raccontata.

Il Satiro danzante di Mazara del Vallo è l’emblema della bellezza Mediterranea, esempio del patrimonio sommerso recuperato nel Canale di Sicilia.

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La preziosa statua bronzea, databile sul finire del IV secolo a.C. ed attribuibile alla scuola del grande artista, Prassitele, è esposta nel Museo di Sant’Egidio di Mazara del Vallo, ubicato edificio di rilevante interesse architettonico: una chiesa sconsacrata che fu costruita tra gli inizi del 1500 e la fine dello stesso secolo. Ospita la preziosa statua dal 2005, quando alla fine del restauro, effettuato dall’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, il Satiro rientra a Mazara del Vallo.

La statua bronzea venne rinvenuta in due fasi:  nella primavera del 1997 venne alla luce la gamba sinistra ed il 4 marzo del 1998  il corpo privo dell’altra gamba e delle braccia, entrambi recuperati dal motopesca mazarese Capitan Ciccio, al comando di Francesco Adragna. Si ipotizza che la statua facesse parte di un carico di una nave naufragata tra la Sicilia e Capo Bon in un periodo di grande diffusione del commercio antiquario nell’antichità.

Il Satiro è colto nel momento dell’estasi della danza orgiastica, ruotava sulla gamba destra impugnando i simboli del culto, nella sinistra il kantharos (calice per il vino) e nella destra la canna del tirso ornata da un nastro e coronata da una pigna, portava sulla spalla una pelle di pantera. L’abbandono del capo, la chioma fluente, le labbra socchiuse, la torsione del busto fanno pensare al delirio della danza vorticosa, sommata all’eccitazione del bere, in cui il danzatore andava in trance, fissando la pigna sul tirso e ruotando intorno a sé stesso fino alla perdita dei sensi.

Il Museo del Satiro, oltre al capolavoro di Prassitele, espone reperti provenienti dalle acque del canale di Sicilia, fra cui il frammento bronzeo di zampa di elefante di epoca punico-ellenistica, un calderone bronzeo di epoca Medievale, una selezione di anfore da trasporto di epoca arcaica, classica, ellenistica, punica, romana e medievale. Sono esposti anche due cannoni in ferro provenienti da Torretta Granitola, località da cui provengono alcuni capitelli corinzi e ionici.

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Pubblicato il
29 Luglio 2023
Ultima modifica
1 Agosto 2023 - ora: 11:16

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