FederPetroli: che guaio quel divieto firmato Trump
L'effetto boomerang del no all'ingresso negli Usa di cittadini di alcuni Paesi

Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli
ROMA. Altolà all’ingresso negli Stati Uniti di cittadini di Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen: l’ha deciso il presidente americano Donald Trump. Stavolta a contestare la scelta della Casa Bianca non è una ong o un gruppo della sinistra più radicale: a esprimere «grande preoccupazione» sono le aziende dell’indotto oil & gas e a sottoscrivere la nota che la mette nero su bianco è il presidente di FederPetroli Italia, Michele Marsiglia.
«Parte dei Paesi – dice FederPetroli – sono interessati da attività petrolifera nella costruzione, sviluppo ed estrazione di risorse energetiche quali petrolio e gas: non ultima l’americana Weatherford che ha annunciato il ritorno sui campi petroliferi della Libia».
Il presidente Marsiglia lo sottolinea così: «La situazione è preoccupante, i Paesi inseriti in questa sorta di black-list sono principali aree di investimento, anche di aziende italiane. Non solo la Libia, per il nostro paese di fondamentale importanza, ma il Congo, l’Iran e altri che occupano un ruolo importante anche per la costruzione di strutture civili per le popolazioni dei luoghi».
La maggior preoccupazione in queste ore – avverte la nota dell’organizzazione di imprese dle settore petroli – è quella che alcuni Paesi, principalmente del continente africano, sono eccellenza di sviluppo economico, industriale e sociale del Piano Mattei per l’Africa voluto dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni, missione principale dei prossimi anni per l’Italia e le aziende coinvolte».