La Toscana punta a una legge per tutelare i microbirrifici
Unionbirrai: dalla Regione un segnale concreto per il futuro della birra artigianale
FIRENZE. Costruire il futuro della birra artigianale in Toscana: mira a quest’obiettivo la base della proposta di legge approvata a maggioranza dalla commissione sviluppo economico e rurale del Consiglio regionale della Toscana. I tasselli del mosaico sono questi:
- valorizzare la filiera brassicola toscana,
- sostenere i microbirrifici locali,
- promuovere l’impiego di materie prime agricole regionali («con particolare riferimento al luppolo, ai cereali e alle castagne»)
- legare la produzione birraria al turismo e alle identità territoriali:
- favorire la biodiversità e far sviluppare l’agricoltura locale
- spingere in direzione di pratiche agricole sostenibili e rispettose dell’ambiente
La proposta di legge – dl titolo “Diposizioni per la valorizzazione e la promozione dei prodotti e delle attività dei produttori di birra artigianale” – è nata come iniziativa consiliare, primo firmatario Mario Puppa, consigliere dem, con il sostegno dell’ex consigliere pd Massimiliano Pescini. Al tirar delle somme è passata a maggioranza con il voto favorevole del Pd e l’astensione di Lega e Fratelli d’Italia, nella commissione sviluppo economico e agricoltura presieduta da Gianni Anselmi (Pd). Dopo il semaforo verde in commissione, si attende ora l’approvazione formale e definitiva da parte dell’aula del Consiglio regionale toscano.
In ballo è l’erogazione di contributi fino a 200mila euro all’anno per i microbirrifici e microbirrifici agricoli con sede in Toscana. Tali contributi – si legge – possono essere utilizzati per:
- la ristrutturazione e l’ammodernamento degli impianti;
- l’acquisto di macchinari e di strumenti di dotazione, in funzione delle innovazioni tecnologiche, sia in ambito organizzativo che di processo produttivo, compresi i processi di certificazione di qualità;
- lo sviluppo della coltivazione e della lavorazione delle materie prime per la produzione della birra;
- il sostegno alla formazione degli operatori che svolgono attività di vendita e somministrazione.
Viene lasciata al bando la individuazione delle priorità per assegnare i contributi, ma restano fermi alcuni punti-chiave, come «lo svolgimento dell’attività in Toscana, interventi in ambienti di lavoro idoneo, imprese a conduzione giovanile o femminile ed effettuare la produzione di birra in comuni con alta graduatoria di disagio».

Da sinistra: il consigliere regionale Mario Puppa, Francesco Mancini (consigliere Unionbirrai), Renato Nesi (taster Unionbirrai), la consigliera regionale Anna Paris, Claudio D’Agnolo (referente regionale Unionbirrai)
È da aggiungere che è stata prevista anche una clausola valutativa: la commissione, dopo un anno, avrà la possibilità di «verificare la ricaduta della norma sul tessuto dei birrifici agricoli e il quadro sul comparto per capire la crescita ed eventuali ricadute positive». È questo un aspetto che incontra il pieno favore dell’organizzazione di categoria dei birrai: «Misurare i risultati è essenziale per costruire politiche efficaci e replicabili», puntualizza Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai: «Come associazione di riferimento del comparto, offriamo fin da ora la nostra collaborazione alla Regione Toscana per supportare la definizione dei bandi e la promozione e diffusione di buone pratiche. La birra artigianale non è solo un prodotto: è cultura, persone, innovazione e territorio».
Questa proposta viene ritenuta dagli artigiani del settore un «atto importante», tale da trovare «il pieno sostegno di Unionbirrai, l’associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti. A giudizio di Claudio D’Agnolo, referente regionale di Unionbirrai, è «un passo avanti decisivo per il riconoscimento del valore economico, culturale e ambientale della birra artigianale in Toscana. «Sostenere concretamente i microbirrifici – avverte – significa investire su produzioni di qualità, sull’indotto agricolo regionale e su un turismo esperienziale che può contribuire allo sviluppo delle aree interne».
Anche Francesco Mancini, componente del direttivo di Unionbirrai, è sulla stessa lunghezza d’onda: «Abbiamo seguito e sostenuto questo percorso fin dall’inizio, lavorando in prima linea e offrendo, laddove possibile, il nostro contributo. Il legame tra birra artigianale e filiera agricola è un patrimonio da valorizzare, e l’inserimento di criteri premianti come la conduzione giovanile o femminile e la localizzazione in aree disagiate è un’ottima scelta per favorire inclusione, sostenibilità e sviluppo diffuso».