Authority: il 14 Guerrieri lascia, Gariglio forse debutta lunedì 16
Le dimissioni dell'attuale commissario per lasciare spazio alle quasi-nomine di Salvini-Rixi

L’audizione di Davide Gariglio (a sinistra) in commissione trasporti alla Camera dei deputati: è il presdiente incaricato per l’Autorità di Sistema Portuale del mar Tirreno Settentrionale
LIVORNO. Chissà se il giorno buono sarà davvero sabato 14 giugno. Potrebbe essere quello il giorno – o, forse ancor meglio, lunedì 16 – in cui Davide Gariglio arriverà a insediarsi al timone della portualità labronica governata da Palazzo Rosciano, e cioè i porti di Livorno e di Piombino insieme agli scali minori dell’Arcipelago Toscano.
L’avvocato piemontese, ex deputato dem, ha già in tasca la designazione da parte del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini con l’intesa formalizzata da settimane dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Magari Gariglio arriverebbe intanto come commissario con una nomina che avrebbe funzione anticipatrice tanto per lui come per gli altri presidenti in pectore (a cominciare dal livornese Matteo Paroli a Genova, ma senza dimenticare Antonio Gurrieri a Trieste…): per loro c’è già l’intesa fra ministro e Regione ma l’iter per arrivare al decreto definitivo di nomina sta subendo impicci, intralci e intoppi per via dello scontro interno al centrodestra. Principalmente fra Fratelli d’Italia e Lega: e non tanto per divergenze sulle visioni politiche relative alla portualità quanto, semmai, soprattutto per equilibri di potere nella conglomerata di potentati locali che ormai sono un po’ diventati tutti i partiti.
Il gioco delle sedie: sempre troppo poche
Definire l’intero pacchetto di nomine rassicura qualcuno ma taglia fuori una folla di scontenti: dunque, si evita di completare le nomine per tutti i posti, ma questo non solo lascia nell’incertezza, anzi diventa un moltiplicatore di appetiti e ambizioni. Risultato: si è messo tutto a bagnomaria, qualcuno ci penserà. Stiamo parlando delle figure che governeranno la portualità italiana nei prossimi quattro anni: è la “porta” attraverso la quale passa gran parte (più dell’80%) dell’import-export del sistema produttivo dell’Azienda Italia, tanto per farsi un’idea dell’importanza (e del potere) che ha in mano questo gruppo di alti funzionari.
Come raccontato sulla Gazzetta Marittima, l’arte della mediazione del viceministro Edoardo Rixi (leghista pure lui come Salvini, ma di schiatta genovese) ha portato a cercare un modo per sbloccare l’impasse: il ministro ha in mano il potere di nominare provvisoriamente come commissario quantomeno chi ha già di fatto ottenuto l’intesa ministro-Regione e di fatto deve affrontare solo passaggi sostanzialmente poco più che burocratici.

Palazzo Rosciano a Livorno: è la sede dell’Autorità di Sistema Portuale del mar Tirreno Settentrionale
Dal fronte del porto s’alza la rabbia
Il fronte delle imprese, dei sindacati e delle istituzioni territoriali non l’ha mandata a dire: non è possibile tenere bloccata la portualità per mesi. Anche perché gli ultimi pacchetti di nomine rischiano di andare a doo l’estate, anzi ce ne sono almeno un paio a primavera 2026. Se la politica si incarta nelle proprie logiche, c’è il pericolo che a pagarla sia l’operatività dei porti. Già alle prese con tutte le tensioni internazionali che terremotano scenari e aspettative, siano per le guerre o per i dazi.
Salvini ha dato retta a Rixi e ha puntato sulla persuasione invitando gli attuali commissari, in genere ex presidenti uscenti, a passare la mano con le dimissioni e spianare la strada.

Luciano Guerrieri, commissario straordinario dell’istituzione portuale cche governa i porti di Livorno e di Piombino: qui all’inaugurazione del “punto di controllo frontaliero”, a margien ha confermato di aver accettato l’invito del ministro a dimettersi (a far data dal 14 giugno)
Guerrieri: le mie dimissioni decorrono dal 14 giugno
Sabato 14 scattano le dimissioni che ha annunciato Luciano Guerrieri, rimasto in sella alla guida dell’Authority come commissario dopo la scadenza del mandato, “prorogatio” compresa. È stato lo stesso Guerrieri a parlare durante l’inaugurazione del “punto di controllo frontaliero” unificato nel porto di Livorno fra il terminal Tdt e la Torre del Marzocco: ha detto di aver accettato l’invito del ministro a dimettersi per rasserenare il clima del toto-nomine e ha annunciato che «le mie dimissioni decorrono dal 14 giugno». Cioè qualche giorno di tempo extra per dare al ministero il modo di procedere al commissariamento.
Difficile credere che il ministero si impanchi in un blitz per accelerare i tempi prima del 14. Dopo un pastrocchio andato avanti per settimane e per mesi, sarebbe curioso compiere uno strappo per recuperare un giorno o due.
Il primo giorno di Gariglio: forse lunedì 16
Siccome il ruolo di vertice dell’Authority livornese è coperto da Guerrieri fino al 14, il 15 è festivo, il lunedì 16 potrebbe essere il primo giorno di Gariglio a Livorno. Non è escluso che, azzardando qualcuno dei suoi colpi di teatro, il ministro Matteo Salvini utilizzi la data per qualche guizzo propagandistico: e allora viene da ricordare che il 14 giugno cadono i due anni esatti del funerale di Silvio Berlusconi (e qui se la potrebbe giocare nel rapporto con Forza italia) mentre su lunedì 16 potrebbe giocare
Non è escluso che nei colpi di teatro di Matteo Salvini utilizzi la data per qualche guizzo propagandistico: e allora viene da ricordare che il 14 giugno è l’anniversario del funerale di Silvio Berlusconi (e qui se la potrebbe giocare nel rapporto con la galassia forzista) mentre lunedì 16 è l’anniversario della canonizzazione che ha fatto di Padre Pio un santo (e qui potrebbe inventarsi qualcosa per il suo elettorato tradizionalista cattolico).

Davide Garuglio durante l’audizione in Senato
Alla Camera l’audizione bis senza sorprese
Nel frattempo, a distanza di una settimana esatta dall’audizione in Senato, il presidente incaricato Davide Gariglio ieri ha avuto un faccia a faccia con la commissione trasporti di Montecitorio. «Bentornato, collega, nella tua commissione»: così lo saluta il presidente Salvatore Deidda (Fdi). In realtà, la commissione ha cambiato non solo il vertice ma anche gran parte dei componenti: benché si parli semplicemente della scorsa legislatura, sono rimasti solo i dem Antonio Baldelli e Andrea Casu, i leghisti Domenico Furgiuele e Elena Maccanti più il pentastellato Roberto Traversi.
L’esposizione di Gariglio è un po’ la fotocopia di quella a Palazzo Madama: torna a ricordare la laurea in giurisprudenza con tesi sull’abuso della decretazione d’urgenza (un male della democrazia made in Italy che si trascina da decenni, via via aggravandosi); ripete il percorso professionale nel settore trasporti, ma ai vertici di una azienda bus fra le principali del Paese (5mila addetti, 350 milioni di ricavi) e l’impegno per far decollare la metropolitana di Torino in tempo per le Olimpiadi. E qui spende una sottolineatura: «Ce l’abbiamo fatta perché abbiamo messo in piedi, ciascuno per la sua parte, una leale collaborazione fra istituzioni di differente orientamento politico».
Gariglio sembra aggiungere una mezza frase come per ribadire che anche sul fronte del porto serve qualcosa del genere. Anzi, ribadisce il principio che ha ascoltato da un nume tutelare del sistema portuale italiano, Francesco Nerli: il presidente di una Autorità portuale deve saper fare il “manager di comunità” («un po’ come fare il sindaco del porto»). Cioè: siccome i porti non sono più in mano a imprenditori del posto bensì a grandi multinazionali, dev’essere lui a comporre gli interessi degli affari e quelli delle ricadute sulla città facendosene carico.

Un camion si muove sulla vasca di colmata a ovest della Darsena Toscana: qui sorgerà la Darsena Europa
La battuta: «Ma lei ce l’ha la patente nautica?»
Iaria (M5s) gli chiederà se fra i requisiti possa vantare «almeno la patente nautica». È uno sfottò, ma il bersaglio non è Gariglio: è un altro presidente incaricato che, in mancanza di un curriculum adeguato, si era arrampicato a certificare con la patente nautica il proprio interesse per il mare. Gariglio viene da Torino anziché dai fossi della Venezia come i portuali doc e confessa candidamente che in passato la sua attenzione alla portualità era legata allo sguardo con cui un territorio manifatturiero come il “suo” Piemonte cercava sbocchi logistici nel porto di Genova. Poi l’impegno parlamentare in commissione trasporti l’ha portato a contatto con una sfilza di questioni squisitamente marittimo-portuali: gli aiuti alle imprese ex art. 17, le proroghe per quelle ex art. 16 e 18, il sostegno all’armamento, il regolamento sull’autoproduzione, la possibilità di avere una seconda concessione nello stesso porto, il contenzioso che le istituzioni portuali del nostro Paese hanno avuto con l’Europa.
È il tempo delle domande, ma tutto si conclude in 26 minuti e 20 secondi, grossomodo la metà dei quali o poco più occupato dalle parole di Gariglio. Deidda precisa che Gariglio è in commissione solo per l’analisi dei requisiti, del programma di quel che intende fare se ne discuterà quando sarà insediato. Questa benedetta analisi non è poi un granché. L’unica cosa che vale la pena di tenere in mente è il fatto che Gariglio sembra assai consapevole che la Darsena Europa resta «monca» se si completa solo lato mare: c’è da pensare anche ai collegamenti ferroviari. Un compito mica da poco se pensiamo che, in nome dell’immediata utilizzabilità, all’inizio di questa legislatura il nuovo governo ha dirottati altrove i 300 milioni destinati a collegare davvero il porto di Livorno alla dorsale dell’ “alta velocità delle merci” attraverso lo snodo di Firenze.
E ora, via al conto alla rovescia: ce la faranno i nostri eroi a cavallo di metà mese? Ovvio che sì, stante il messaggio forte e chiaro che il fronte di imprese, sindacati e istituzioni ha mandato. A meno che non ci sia già chi, pur di mandare a sbattere Salvini e Rixi, sta brigando per un nuovo autogol con i commissari che lasciano ma a chi non c’è ancora. A quel punto, il problema non sarebbero i porti.
Mauro Zucchelli