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Portualità e la sculacciata di Bruxelles

ROMA – Parlare a nuora perché suocera intenda. Vecchio sistema, che anche Gian Enzo Duci ha utilizzato nei giorni scorsi in vari interventi, a partire da Shipping & Intermodal.
[hidepost]Il fatto è che nel crescente turbillon delle nuove presidenze delle Authority – con la fiorita giorno per giorno di solleciti, di contestazioni, di distinguo su quasi tutti i nomi già annunciati – sembra passare in secondo piano quello che tutti i veri operativi sanno: cioè la necessità di andare velocemente a razionalizzare il “sistema” dei sistemi portuali. La prospettiva di arrivare a un tavolo nazionale accentrato dal governo formato in pratica da chi compone Assoporti – ha ricordato Duci – può anche funzionare se viene chiarito chi, come e in che tempi si programmeranno i porti e il loro sistema. Non per niente il presidente di Federagenti ha ricordato a Shipping & Intermodal la tirata d’orecchie di Bruxelles sulle aspirazioni di ben quattro porti del Tirreno a potenziarsi sulle stesse merceologie a distanza di pochi chilometri l’uno dall’altro.
E se Duci non ha voluto parlare di mercati e delle loro reazioni a questo affastellarsi di progetti, su un caso avremo presto una verifica: il 15 dicembre, tra poco più di due settimane, si chiude il termine per le “dichiarazioni di interesse” alla gara per la piattaforma Europa di Livorno. Si vedrà come il terminalismo mondiale valuta il grande progetto da se e da quanti si dichiarano davvero interessati. Perché a questo punto, davvero i discorsi li porta via il vento (con quello che segue nella vecchia battuta sui livornesi e le biciclette).
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
26 Novembre 2016

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