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“Livorno Porto 2000” e privatizzazione, ecco le incognite

Si parla di mettere sul mercato solo la gestione e non gli immobili – Ma rimane da definire il valore reale dell’intero business

Navi da crociera a Livorno

LIVORNO – La società “Livorno Porto 2000” Srl sarà privatizzata entro pochi mesi. Lo hanno annunciato, di comune accordo in un recente incontro, i due soci proprietari, entrambi pubblici: la Port Authority labronica (72% delle quote) e la Camera di Commercio (le restanti 28%). Decisione assunta anche per obbedire agli svariati richiami, negli anni dalla fondazione (il 1996) del ministero delle Infrastrutture, il quale non vieta alle Port Authorities di creare società di gestione di comparti portuali, ma chiede che dopo il loro avviamento si proceda a metterle sul mercato.
Fin qui, tutto abbastanza semplice: la “Porto 2000” è una società ormai solidamente strutturata, da qualche anno fa utili consistenti ed opera in un comparto dove sono previsti ulteriori incrementi del business. Anche la valutazione economica del suo valore teorico è abbastanza condivisa tra i due soci: con un capitale sociale di 3,8 milioni, varrebbe circa 10/15 milioni di euro di solo avviamento, altrettanto e forse qualcosa di più per la parte immobiliare, che comprende due stazioni marittime con annessi uffici e servizi.
Nella “road map” della privatizzazione però non ci sono soltanto scelte facili. Tanto che i due presidenti delle istituzioni proprietarie della “Porto 2000”, cioè Roberto Piccini e Roberto Nardi, hanno deciso di muoversi solo su dirette e specifiche indicazioni del ministero delle Infrastrutture. E almeno uno dei due ha cercato a più riprese di avere indicazioni concrete dalla stessa segreteria del ministro, il livornese Matteoli.
Tecnicamente parlando, qualche “dritta” sarebbe già arrivata. E’ bene privatizzare la gestione, mentre le proprietà immobiliari (stazioni marittime e terreni) andrebbero tenute pubbliche come sono adesso. Inoltre: la gestione delle crociere e dei traghetti va passata ai privati, ma – si dice – mantenendo una “quota” pubblica di controllo che non sia marginale. E già qui si apre il dibattito, perché c’è chi suggerisce che la quota pubblica non scenda sotto il 49% della gestione e chi invece vorrebbe privatizzare di più. E poi: è “quota pubblica” solo quella della Port Authority o anche quella della Camera di Commercio? Interrogativo di non poco conto perché può cambiare di molto gli equilibri in gioco.
Morale: privatizzare si può e probabilmente si deve, ma non sarà facile per una Srl che nel 2009 ha avuto 2 milioni e 350 mila passeggeri dei traghetti, 950 mila veicoli sempre sui traghetti ma anche circa 800 mila croceristi per 458 “toccate” di navi da crociera; e che prevede per quest’anno un incremento dei vari numeri di almeno un altro 10%. Né sarà facile mettere su valori precisi di gara, visto che ancora oggi non si sa quali e quante banchine potrà avere disponibili per la stagione che va a cominciare.

Pubblicato il
10 Febbraio 2010
Ultima modifica
23 Febbraio 2010 - ora: 11:45

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