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“Montecristo” subito liberata

I pirati non sono riusciti a prendere ostaggi e si sono dovuti arrendere

Nello D'Alesio con il modellino della "Montecristo"

LIVORNO – Vista, catturata, liberata: l’avventura della bulk-carrier “Montecristo” di Dalmare – gruppo D’Alesio – è di quelle che richiedono una sintesi telegrafica. La nuovissima portarinfuse livornese, assaltata al largo della Somalia nel suo viaggio da Liverpool al Vietnam con un carico di rottami di ferro, com’è noto è stata liberata da un blitz congiunto delle navi americane e inglesi della task-force antipirateria della Nato. Ieri la nave, che ha avuto parecchi danni in plancia – i pirati hanno distrutto quasi tutta la strumentazione elettronica e di navigazione, nel tentativo forse di prenderne il comando – è arrivata a Gibuti sotto scorta della fregata italiana “Doria”.

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L’armatore sta verificando con il comandante dell’unità, il capitano Diego Scussat, se le riparazioni saranno possibili a Gibuti o se dovrà essere scelto un altro porto. Prima possibile comunque il viaggio per portare a destinazione il carico dovrà proseguire. I danni sono coperti dalle assicurazioni con i P&I e sotto questo aspetto i D’Alesio sono tranquilli. “L’importante – ribatteva ancora ieri Nello D’Alesio, visivamente sollevato – è che nessuno si sia fatto male”.

Ha vinto, come da tutti sottolineato, la professionalità dell’equipaggio, che seguendo gli istruttori del team di sicurezza imbarcati a Suez dopo un primo tentativo di difesa con gli idranti (ovviamente non sufficienti contro gli AK-24 e i lanciagranate dei pirati) si è chiuso nella “cittadella” saldandone addirittura dall’interno la porta corazzata. Grazie a questa autodifesa passiva i pirati non hanno potuto avere ostaggi e si sono dovuti arrendere agli assaltatori inglesi.

Si è un po’ romanzata la vicenda del messaggio in bottiglia lanciato dall’equipaggio al gommone americano arrivato a perlustrare. In realtà il messaggio c’è stato, ma in un contenitore di plastica legato a un salvagente e con un segnalatore luminoso galleggiante. C’era scritto che erano tutti al sicuro nella “cittadella”, che i pirati non erano riusciti ad entrarvi e che attaccassero pure. Com’è stato. Un coraggioso capolavoro.

Subito dopo la liberazione, nella sede della D’Alesio nel quartiere Venezia si è brindato, in comprensibile euforia. Ma Nello anche in questa occasione si è ricordato dei marittimi italiani che ancora sono sotto sequestro dei pirati da mesi ed ha inviato un fraterno saluto ai colleghi armatori D’Amato “che ci sono stati vicini in queste ore di forte tensione” e che stanno ancora vivendo nella terribile attesa di poter liberare i propri uomini.

Il dramma della “Montecristo”, brillantemente risolto, ha comunque portato almeno a un’accelerazione del processo autorizzativo per imbarcare sulle navi italiane che fanno rotte pericolose un team di 4/6 marines del “San Marco”. Il ministro della Difesa ha firmato due giorni fa l’ultima delle molte carte e gli imbarchi sono da oggi possibili, come da tempo richiesto attraverso Confitarma.

Intanto è stato firmato anche dal comandante generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, ammiraglio Marco Brusco, il decreto dirigenziale con il quale – nell’ambito delle funzioni attribuite al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – si disciplinano le procedure tecnico-amministrative relative all’imbarco di Nuclei Militari di Protezione a bordo del naviglio nazionale che si reca nelle aree a rischio di pirateria.

In particolare il decreto tratta gli aspetti espressamente connessi con la sicurezza della navigazione (safety of navigation) e la sicurezza marittima (maritime security), che hanno richiesto un necessario coordinamento per adeguare il nuovo assetto delle unità mercantili e permettere l’imbarco dei Nuclei Militari in maniera conforme alla normativa nazionale e internazionale.

Con la firma del provvedimento – dice una nota delle Capitanerie – è stato compiuto un ulteriore passo avanti nella lotta al dilagante fenomeno della pirateria, dando una concreta risposta alle sollecitazioni della Comunità internazionale e del cluster marittimo. Il decreto, infatti, consente l’attuazione di una misura protettiva a carattere urgente adottata per contrastare quella che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ormai definito “una minaccia alla sicurezza internazionale”.

Alla luce dei recenti eventi che hanno colpito navi di bandiera nazionale – sequestro della petroliera Savina Caylin e delle motonavi Montecristo e Rosalia D’Amato – anche attraverso l’azione di coordinamento di questo Comando Generale, l’Italia si impegna ancora una volta a rafforzare la tutela degli assetti di sicurezza e le misure di protezione delle navi (ship security) battenti bandiera italiana in conformità con le linee guida di settore sviluppate dall’International Maritime Organization (IMO), dalla normativa nazionale e comunitaria.

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Pubblicato il
15 Ottobre 2011

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