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Incognite? I costi e i tempi

LIVORNO – Si sa che se le cose non si fanno mai è soprattutto perché mancano i soldi; ed è per quello che quando Massimo Provinciali ha detto “il punto dolente è il costo, la cifra è di oltre 1 miliardo e 200 milioni” il mio ultimo bastione interno a sostegno della speranza è stato per crollare.

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Però poi ha continuato: “Si pensa che ci possano essere interventi privati ed anche un procedimento di realizzazione di moduli funzionali che potrebbe permettere – come è stato fatto a Voltri – di rendere volta a volta operative e quindi fruttuose le opere che poi, cominciando a produrre reddito, servirebbero a parzialmente finanziare gli interventi successivi”. Quindi un meccanismo diverso, una strada percorribile ed anche già testata. Provinciali ha parlato di 3 macrofasi per blocchi merceologici: la prima, da compiere in sei anni circa, per completare la seconda vasca di colmata e realizzare le opere di difesa; la seconda per il dragaggio del canale di accesso e del bacino di evoluzione con la realizzazione del modulo da destinare al traffico contenitori con le infrastrutture collegate (rete ferroviaria etc) e la terza fase destinata al terminal roro pax e alla darsena petroli. Altri 5 gli anni previsti per le ultime due fasi – mentre il primo modulo sarebbe già a reddito – con i quali si giungerebbe a regime nell’arco di 11 anni.

Il progetto è destinato ai traffici che già abbiamo e mira a raddoppiarli; traffici che sono fortemente voluti dalla politica nazionale ed europea dei trasporti cioè quella delle Autostrade del Mare e del trasporto su ferrovia e che porterebbe anche benefici in termini ambientali per decongestione stradale etc.. Ed è vero che il suo punto forte è la coerenza: interna, per il porto di Livorno, ed esterna in quanto in sintonia con la programmazione della politica nazionale ed internazionale.

Ma le questioni spinose intanto restano ed Angelo Roma ha ricordato il problema del materiale escavato: “Cosa facciamo se non abbiamo le autorizzazioni a buttarli in mare?”. “Marcheremo stretto il ministero dell’Ambiente e cercheremo anche di trovare diverse soluzioni per collocarli – è stata la risposta di Provinciali – li invieremo in vari porti, una parte li metteremo nella seconda vasca di colmata ed un’altra parte in mare”. E rispetto all’idea del presidente Milani di iniziare a sfruttare quello che già abbiamo senza attendere la seconda vasca di colmata – partendo cioè dal primo pezzo della vasca (dal lato esterno della Darsena Petroli) sviluppando quindi una parte della Darsena Europa in quel senso così da accogliere intanto le navi da 8/12.000 teu – il segretario generale si è detto possibilista: “Andrebbe risolto il problema di consolidamento del materiale nella prima vasca ma andrebbe benissimo per la protezione dell’avanporto e quindi potremmo cominciare da lì”. Le aree nuove verrebbero assegnate con procedure di legge nello spirito della concorrenza “ma dover aspettare sei anni – ha chiesto Enzo Raugei – prima di poter ospitare le grandi navi non è rischioso quando vediamo le navi da 13.000 teu che già scalano Genova? Potremmo pensare a fasi intermedie?”e Provinciali ha risposto che mentre si percorre la strada Piattaforma Europa “Piano B” si devono fare le opere di allargamento nel canale di accesso alla Darsena Toscana e bisogna raggiungere l’accordo della gestione delle porte Vinciane; solo interrompendo quel flusso di interramento continuo infatti potremo mettere a regime quei fondali. Altro impegno in agenda è lo sblocco del progetto – fermo da sei mesi al ministero dell’Ambiente – del microtunnel che consentirà l’attraversamento delle condotte che oggi strozzano il canale di accesso al porto commerciale.

A fronte della richiesta del consigliere comunale Gianfranco Lamberti di un’agenda precisa degli impegni per evitare ingolfamenti istituzionali, Provinciali ha risposto di essere ben consapevole che il porto non deve essere di ostacolo alla città. Semmai il porto, nell’idea del segretario generale, deve velocemente entrare nel progetto europeo delle Reti Ten dalle quali dipende il futuro, non solo di Livorno, ma di tutta la portualità.

Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
2 Giugno 2012

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