Mamma li turchi!
LIVORNO – D’accordo, non si tratta di un colosso dei mari. D’accordo, la nave trump “Mersa 2” che venerdì scorso è finita dritta dritta a speronare l’isola d’Elba non è un esempio di modernità. D’accordo, nessuno si è fatto male, non c’è stato inquinamento e alla fine con un solo rimorchiatore a strappare, l’incaglio si è risolto con danni relativamente modesti anche per l’armatore turco e il suo equipaggio di turchi al comando del capitano Adnan Turkman (Nomen Omen, come dicevano i latini). Ma adesso che la vecchia nave è sequestrata nel porto di Livorno ed è cominciato il consueto balletto delle inchieste – quella della Capitaneria e quella della Magistratura – l’antico grido di terrore che correva sulle coste italiane durante le incursioni dei pirati saraceni torna prepotentemente alla memoria: mamma li turchi!
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Non serve citare le perplessità sulla meccanica dell’incidente – tutte le perplessità: che sono state molte – espresse dall’ammiraglio Ilarione Dell’Anna, comandante marittimo della Toscana, che poche ore dopo l’incaglio era già sul posto a coordinare le operazioni. Non serve perché le domande che l’alto ufficiale si è fatto – ed è un esperto in materia, oltre a colui che ha gestito e continua a gestire per il suo Corpo l’altra ben più tragica vicenda della “Costa Concordia” al Giglio – ce le siamo fatte anche noi, gente della strada, senza trovare risposte. Del tipo: possibile che una nave con la moderna strumentazione imposta dalle regole internazionali – radar, Gps, plotter cartografico, pilota automatico asservito al radar e allo stesso Gps, codice d’identificazione satellitare eccetera – su una rotta che è semplice anche per un modesto marinaio della domenica (da Carrara all’Algeria si tira dritti a sud fino a scapolare capo Carbonara in Sardegna e poi si accosta ad ovest) finisca contro l’isola d’Elba che nelle proporzioni del Tirreno è quasi un continente? E possibile che si sbagli così grossolanamente rotta, puntando a sud da Carrara, “entrando” nell’Elba a quasi 4 miglia della punta Polveraia che andava lasciata a sinistra? I rilievi Ais (Automatic Identification System) della Guardia Costiera hanno confermato che non ci sono state accostate, cambi di rotta, strane manovre: la “Mersa 2” è andata dritta come un fuso, dopo aver scapolato le secche della Meloria, a picchiare sull’Elba. Errore di rotta dall’inizio dunque. E com’è possibile che un equipaggio di gente di mare – che i turchi lo siano non c’è dubbio – commetta un errore di questo tipo? Fossero stati tutti ubriachi sarebbe stata almeno una giusticazione, ma pare che fossero sobri, l’hanno confermato le prove dell’etilometro. Dormivano tutti alla grossa evidentememte: timoniere e ufficiale di guardia in plancia. Perché anche se tutti gli strumenti di navigazione fossero andati clamorosamente in avaria, a un certo punto l’Elba avrebbero dovuto vederla, per quanto di notte: ci sono le luci dei paesi, c’è il faro di Punta Polveraia, ci sono i riflessi della luna.
Ovviamente ci sono le inchieste e molti dettagli sono secretati. Quello che però sta diventando ancora più pericoloso dell’incaglio dei turchi – che, ripetiamo, per miracolo non ha fatto male a nessuno – è lo scatenarsi dei saccenti di terra. I quali chiedono a gran voce nuovi divieti, rotte “sicure”, mettere sotto cristallo le isole. Come se gli errori umani e la stupidità di pochi potessero essere rimediati da nuove grida manzoniane, come se sul mare si potessero tracciare corridoi lontani da ogni terra, autostrade con semafori, incroci e magari anche i vigili con l’autovelox.
Mamma il turchi, d’accordo: ci sono stati errori clamorosi e qualcuno li sconterà. Ma per favore, non fateci gridare anche “mamma, i politici incompetenti”. Starnazzare su provvedimenti insensati oggi può far più male delle antiche scimitarre.
Antonio Fulvi
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