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Assurdo Livorno: il varco Zara che non si varca

LIVORNO – Ci sono, nei porti, realtà che qualche volta sfiorano l’assurdo: se non il grottesco. Non la faccio lunga: tutti sanno che in un porto più è fluido il transito dai varchi doganali, meglio il porto funziona.
[hidepost]E per Livorno, che dispone di numerosi varchi anche per la sua poco fortunata articolazione in varie aree non collegate tra loro, di varchi ce ne sono parecchi. Peccato però che non tutti funzionino: tanto che invece di varco c’è quello che è diventato uno sbarramento in più. E manda fuori dai gangheri gli operatori, costretti a concentrarsi sulle uniche “porte” aperte.
E’ il caso del varco Zara: un “non varco” da tempo, chiuso malgrado la sua felice ubicazione fuori dall’area cittadina e alla sua vicinanza con gli snodi autostradali, perché da almeno due anni si era detto che non c’era personale doganale sufficiente. Ci sono state, com’è ovvio, proteste e pressioni. E finalmente tredici mesi fa – notare: tredici mesi non tredici giorni – la dogana si dichiarò disponibile a riaprire il varco. Nel frattempo quello alternativo, il Valessini, non solo si è dovuto sorbire – e continua a sorbirsi – il traffico commerciale, ma ha visto aggiungersi anche il passaggio di colonne di veicoli dei passeggeri (traghetti e anche crociere), con ritardi, congestionamenti, spesso veri e propri blocchi malgrado la buona volontà del personale.
E il varco Zara? Come le stelle del celebre romanzo di Cronin, è li che se ne sta a guardare. Ovviamente, chiuso. E perché è ancora chiuso dopo le promesse della dogana? Il mistero si fa fitto se si considera che ci sono almeno due versioni: la prima parla di rinnovati problemi di personale delle dogane; ma la seconda è da commedia dell’assurdo: mancherebbe la cartellonistica stradale, con relative indicazioni sia in verticale che in orizzontale. Senza cartellonistica, scatta la responsabilità sia civile che penale dell’ente competente – in questo caso per la parte stradale il Comune – in caso di incidente. E allora che si fa? Non si fa la cartellonistica, per qualche strano arcano nell’ufficio competente, quindi non si apre il varco.
Ho cercato di semplificare, e se ho semplificato troppo me ne scuso. Qui non si tratta di dare colpe, se colpe ci sono – e in genere quando qualcosa non funziona in modo tanto clamoroso qualcosa o qualcuno non ha funzionato al meglio – ma di trovare soluzioni. Gli operatori portuali sono esasperati, perché ai tanti problemi che devono affrontare per la crisi, alle tante promesse mancate o che si risolvono con l’esasperante lentezza di tutte le burocrazie nazionali e locali, si aggiungono situazioni assurde come quella del varco Zara: situazioni che non sembrano interessare granché lassù dove si puote ciò che si vuole. Che dantescamente sembra rispondere: e più non dimandare.
Ma non ci sarebbe un’Autorità portuale che in quanto Autorità dovrebbe provvedere a coordinare, spingere, pretendere? E non ci sarebbe un Comune che anche ultimamente a ogni piè sospinto batte la grancassa sul “quasi pronto” nuovo piano regolatore del porto? Possibile che nessuno s’impegni, nell’attesa, per far funzionare un po’ meglio quello che già c’è? Possibile che alle proteste degli operatori nessuno risponda? Magari per dire: tutto va ben, madama la marchesa…
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
13 Luglio 2013

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