Per il “marina” della Bellana a Livorno tante idee ma ancora niente impegni

Bocciata dai diportisti la limitazione alle barche fino a soli 9 metri ma il progetto continua ad essere solo un’ipotesi – La passeggiata a mare che collegherebbe la Vegliaia a terra

LIVORNO – Sogno o realtà, aspirazione annosa e sempre tradita o finalmente la strada giusta per arrivare a un risultato?
Del progetto di un porto turistico alla Bellana, vecchio ormai di cinquant’anni (allora a promuoverlo fu una società presieduta da Bruno Fontanelli della Compagnia portuale, con tanto di progetto dell’architetto Walter Martigli) se n’è parlato di recente ancora una volta al Forte della Bocca, prestigiosa sede dello Yacht Club Livorno, per iniziativa del Consorzio Nautico e del suo presidente Piero Mantellassi. Alcune delle presenze sono state significative: quella del senatore Marco Filippi, del suo collega senatore Raffaele Ranucci (relatore del disegno di legge delega per la riforma del codice della nautica) del segretario generale dell’Autorità portuale Massimo Provinciali, del presidente della Porto 2000 Roberto Piccini, dell’amministratore delegato del cantiere Benetti Vincenzo Poerio e del presidente dello Yacht Club Gian Luca Conti.
[hidepost]Parlare di posti barca è toccare il nervo dolente della nautica livornese e non solo. Perché da anni si strologa sulla “liberazione” dei Fossi dalle barche oltre 7 o 8 metri, del trasferimento delle barche grandi e piccole dal Mediceo per realizzare il “marina” della Porta a Mare (per il quale l’Autorità portuale ha già effettuato importanti lavori di banchinamento in darsena Nuova e con l’allungamento del pontile Elba) e del porto (o approdo: ma le cose cambiano) turistico alla Bellana. Mantellassi, con tutta la passione che gli viene riconosciuta, si è spinto da tempo anche a ipotizzare un grande “marina” che collegando la diga della Vegliaia a terra diventerebbe una suggestiva passeggiata a mare per tutta la cittadinanza: ed ha ribadito anche in questa occasione che tutte le opere relative al “marina” sarebbero finanziate dai privati acquirenti dei posti barca. Senza altri oneri per le finanze pubbliche dello “scorciamento” a mare della Vegliaia – per facilitare l’ingresso in porto delle grandi navi – e del suo prolungamento a terra fino alla terrazza Mascagni.
Dall’incontro allo Yacht Club non sono arrivate garanzie né assicurazioni: solo una vaga accettazione da parte delle istituzioni presenti di un tavolo, da tenere in Port Authority, per cercare soluzioni condivise che tengano conto sia delle esigenze della piccola nautica dei Fossi, sia della nautica dei circoli del Mediceo, sia più in generale di un turismo nautico che come sostiene da tempo Mantellassi valorizzi il circuito dei Fossi Medicei liberandoli dalle barche e creando punti di ristoro, pub, cantine gastronomiche e culturali. Una specie di Amsterdam sull’acqua da “vendere” anche agli operatori delle crociere.
Gli interventi che si sono succeduti hanno messo a fuoco i ritardi, le incertezze, le contraddizioni che in questi anni hanno di fatto vanificato l’iter del progettato porto turistico della Bellana: fino alla limitazione (bollata a fuoco da Mantellassi ma anche dai molti presenti) della “taglia” delle barche che dovrebbe ospitare, non oltre 9 metri: quando la maggior richiesta è oggi per imbarcazioni tra i 10 e 14 metri, che tra l’altro sono quelle di maggior ricaduta economica sul territorio.
Il dibattito è stato impegnato e impegnativo, anche perché – come è già stato rilevato nei resoconti sui quotidiani – sono emerse di nuovo linee non sempre univoche. Piccini per la Porto 2000 ha insistito sulla necessità di mantenere per le crociere la banchina 75 che invece nei progetti della Port Authority dovrebbe servire da area di “provvisorio” trasferimento della nautica dal mediceo in attesa della Bellana e che il cantiere Benetti rivendica a sua volta per le proprie necessità. L’ingegner Poerio per la Benetti ha ricordato, da imprenditore, il valore di un porto mediceo da trasformare in “marina” (come del resto dagli accordi di Roma del salvataggio del cantiere Orlando) per tenere a Livorno le importanti ricadute economiche del refitting e delle operazioni invernali sui maxi-yacht che operano nel Mediterraneo. Appassionato anche l’intervento del presidente dello Yacht Club Livorno Conti, che nel difendere la storica localizzazione del club e dei suoi pontili ha messo in luce la totale assenza (malgrado fosse invitato) di uno dei principali protagonisti della programmazione dell’area, il Comune. Ed ha rilanciato la proposta – partita da Mantellassi – di un “tavolo comune” in Autorità portuale per dibattere tra tutti i protagonisti della vicenda nautica livornese per trovare soluzioni condivise. “Non siamo disposti a una veglia funebre per il Club e per la nautica livornese del mediceo – ha concluso Conti – mentre siamo più che pronti a cercare una soluzione ragionevole e condivisa per lo sviluppo del porto mediceo”.
In conclusione, siamo di fronte a un bellissimo e suggestivo progetto di massima che dovrebbe dare ricettività ad almeno 1.200 imbarcazioni fino a 14/16 metri; e che dovrebbe anche “correggere” il ricciolo di scogliera che pare condizioni non poco l’ingresso e l’uscita dei grandi yacht dal bacino Morosini. Ma il tutto rimane nel vago delle vaghezze della programmazione livornese. Che ad oggi, dopo cinquant’anni, non è stata ancora capace di sciogliere il nodo del “marina”, lasciando spazio in compenso alla nascita dei porti turistici di bocca d’Arno, di Cala de’ Medici, di Marina di Cecina e di Capraia. Se questo non è masochismo economico…
A.F.

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