LIVORNO – Dunque, c’è un mostro alla periferia nord della città che sta entrando nell’occhio del ciclone del dibattito sulla destinazione futura. È la raffineria dell’ENI, che per almeno tre generazioni ha dato lavoro a quasi un migliaio di persone, tra diretti e indotto: inquinando, come sempre è accaduto con le raffinerie di greggio; suscitando cicliche proteste – subito zittite dall’imperativo occupazione – ma riducendo sempre di più le lavorazioni, fino a un livello come l’odierno che sembrerebbe economicamente non più sostenibile. E l’ENI è la prima a voler cambiare, avendo l’occhio lungo su tutto il mondo.
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