Barche, chi affonda e chi no
CECINA – C’era una volta un cantiere che si chiamava Calafuria: quello originale, non uno dei tanti clini che si sono susseguiti, nato dal genio di un maestro troppo presto scomparso, Vincenzo Catarsi. Era partito facendo le carrozzerie dell’altro genio, Giotto (nomen omen!) Bizzarrini, sagomandole quasi a mano in vetroresina: poi la serie infinita dei Calafuria, fino a un 42’ che oggi si ritrova in giro per il mondo, dalla guardia costiera della Croazia ai pescatori in Madagascar.
Ebbene, Vincenzo aveva fatto uno studio per rendere inaffondabile la vetroresina: non con la compartimentazione delle barche o l’inserto di poliuretano a cellula chiusa, ma proprio della vetroresina. Ci stiamo arrivando adesso, con l’inaffondabilità che secondo alcune proposte dovrebbe essere obbligatori anche per le piccole barche (natanti) per la navigazione entro le 6 miglia. Ci arriveremo?