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Sperando di sperare il giusto

LIVORNO – La speranza, dicono gli antichi adagi, è l’ultima a morire. Dunque speriamo che sia la volta buona: perché da quasi cinquant’anni sentiamo dire che questa indispensabile e frequentatissima direttrice tirrenica è uno scandalo europeo; che è pericolosa per almeno due terzi del percorso; che doveva essere tutta un’autostrada europea a partire dalla connessione di Livorno – dove si è arrestata con la variante urbana e l’imbuto del Romito – fino a Civitavecchia allacciandosi a quella esistente di Roma.

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Mi ricordo – e anche molti di voi lo ricorderanno – che si parlava di autostrada quando presidente della Camera di Commercio di Livorno era il commendator Pini, detto dagli amici “Truciolo”. Poi c’è stata una successione di presidenti che si sono svenati a Roma per sostenere la necessità di un collegamento sicuro e veloce. Niente da fare, anche perché si sono messe di traverso alcune località, a cominciare dall’Atene della sinistra di allora. Angelo Mancusi, presidente camerale decisionista e ben ammanigliato a Ciriaco De Mita, ci provò in tutti i modi. Un altro livornese importante, Altero Matteoli, s’era battuto fin da quando era consigliere comunale e poi ministro dei lavori pubblici. La nemesi ha voluto che ci lasciasse la pelle, povero Altero, proprio in un incidente stradale nel tratto più pericoloso, a Nord dell’incrocio di Capalbio. Non è stato l’unica vittima di quella strada maledetta, ma certo la più nota. Spero che, come ha detto Breda nel suo commento (vedi) finalmente alle parole e alle promesse seguano i fatti. Sarebbe il segnale che l’Italia davvero sta risorgendo nei temi che interessano la gente e non solo i partiti.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
6 Novembre 2021

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