Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

L’Italia dei sottomarini

LIVORNO – Jules Verne non era uno scienziato, eppure predisse il futuro del sottomarino non solo con il suo “Nautilus” (“Ventimila leghe sotto i mari”) ma con un principio che, enunciato oltre cent’anni fa, comincia ad essere reale solo oggi. “Un giorno – scrisse nel 1875 – idrogeno e ossigeno, insieme o separatamente, moriranno una sorgente di calore e luce inesauribile”. Per un corretto paragone, quando lo scrisse l’una sorgente di energia era il carbone.

Il richiamo di questa testimonianza è contenuto nel numero speciale del notiziario della Marina Militare distribuito in questi giorni e dedicato ai sottomarini italiani; con un’appendice storica anche sui suoi sommergibili. 

Sottomarini oggi, i nuovissimi U212NFS appena ordinati all’industria nazionale: sommergibili ieri. Perché ieri erano concepiti per navigare in superficie e immergersi per attacco e difesa, mentre oggi sono macchine per vivere autonomamente e quasi sempre sott’acqua. Producendo l’aria che respirano, l’acqua che bevono, la luce in cui vivono: con strumenti sofisticati che consentono di esplorare con precisione millimetrica l’ambiente: e con l’obiettivo di operare in una rete di cui dirigono droni subacquei, sensori istallati sul fondo del mare, algoritmi in grado i sondare e riconoscere non solo esseri viventi (dai delfini ai più piccoli molluschi) ma anche le tipologie e le composizioni dei fondali.

Veri e propri laboratori in profondità i sottomarini d’oggi – sottolineano gli autori dei servizi sul notiziario, tutti ufficiali sommergibilisti – non sono più soltanto strumenti di guerra, ma concentrati di scienza.

Ci è piaciuto riportare queste note sullo speciale “Delfini, il futuro è sottomarino” del Notiziario della Marina, proprio in occasione dei 140 anni dell’Accademia Navale di Livorno, che l’istituto militare ha celebrato sabato scorso in forma riservata ma commossa. I nostri uomini (e donne) delle navi sono sempre stati e rimangono un’elite. Vogliamo loro bene, ricordando la preghiera del marinaio:

“Signore Iddio, benedici il riposo del popolo, benedici noi che lo vegliamo in armi sul mare”.

Pubblicato il
10 Novembre 2021

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio