BARI – L’Araba Fenice, ovvero la riforma della riforma portuale. Ma non c’è solo quella nelle aspettative delle Autorità portuali di sistema. E come si evince dalla seguente veloce intervista a uno dei presidenti più attivi ed apprezzati, il professor Ugo Patroni Griffi dell’AdSP-MAM del Mare Adriatico Meridionale, il dente che più fa male è la burocrazia, che troppo incide sui tempi dell’operatività. Ecco l’intervista, con una significativa analisi dello stato dell’arte della portualità italiana.
🎙️ Presidente, in attesa della riforma della riforma portuale, quali sono i principali punti a suo parere da rivedere/migliorare/innovare?
🗣️ “Tutte le AdSP sono ancora alle prese con difficoltà burocratiche, specie per quanto riguarda le autorizzazioni ambientali e paesaggistiche. Sotto il primo profilo si segnala l’irrisolta questione dei dragaggi, oggi regolata da una normativa bizantina e irrispettosa dei principi basilari dell’economia circolare che, negli altri paesi europei, correttamente qualifica i sedimenti come sottoprodotto utilizzabile industrialmente. Sotto il secondo profilo, invece, va raccordata alla nuova normativa sulla pianificazione portuale quella in materia di tutela del paesaggio, in modo da contemperare virtuosamente gli interesse costituzionalmente tutelati. Inutile poi negare che guardiamo con fiducia alla riforma della l. 84/1994, al fine di garantire alle AdSP quella efficienza operativa che oggi, a ragione della qualificazione come enti pubblici “non economici”, purtroppo non hanno.
🎙️ Le crisi in Ucraina, nel Mar Rosso e il blocco virtuale ma significativo di Suez come incidono sul movimento nel suo Sistema?
🗣️ Attualmente l’impatto non è significativo. Tuttavia il timore è che possano incidere non tanto sui traffici, quanto su tempi e costi di realizzazione delle infrastrutture finanziate dal PNRR.
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