ROMA – Affrontare il tema della logistica dell’energia è argomento quanto mai di attualità, in particolare per quanto riguarda sia il trasporto marittimo sia per il porto che per il suo indotto nell’ambito di cui – come noto – si misura l’efficienza trasportistica dell’intero Sistema Paese.
In primo luogo si consideri che l’armamento, in particolare dal conflitto russo-ucraino in poi, si sta imponendo sempre di più come un vero e proprio “vettore energetico”, contribuendo con ciò alla sicurezza e all’indipendenza (energetica) del Paese; e in secondo luogo, che lo stesso armamento sia parimenti alle prese con diverse ‘sfide’ che, nell’ottica del tanto atteso processo di de-carbonizzazione, hanno a che fare proprio con la logistica dell’energia.
Con riferimento al primo argomento è sotto gli occhi di tutti la crescente rilevanza assunta dall’armamento negli ultimi anni per sopperire alle problematiche causate dalle crescenti tensioni geopolitiche. Si pensi, per fare un esempio di cui molto si è dibattuto e si continua a dibattere, alle navi-rigassificatore ed ai sistemi di ri-gassificazione che, più in generale, sono oggi un argomento centrale delle strategie portuali di alcune realtà nazionali che, peraltro, incidono altresì su tutte le attività dei porti interessati, dall’armamento, ai terminal fino ai servizi portuali ed ai servizi tecnico-nautici che operano presso tali sorgitori. Parliamo di un’infrastruttura flessibile e non è un caso, infatti, che nei primi due mesi dell’anno il contributo del gas naturale liquefatto arrivato nei quattro terminali italiani da diversi Paesi stranieri, Stati Uniti in primis, abbia pesato di più del gas algerino arrivato “via tubo” a Mazara del Vallo.
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