LIBRI RICEVUTI – “Io, robot” di Isaac Asimov

(di Antonio Fulvi)

 Nuova edizione

Oscar Mondadori

Premettere che si tratta di una nuova edizione è indispensabile: perché questo lavoro del padre della fantascienza moderna, il russo-americano Isaac Asimov, altrimenti potrebbe trarre in inganno.

In realtà, si tratta di una serie i racconti scritti alla fin degli anni ’40 e pubblicati per la prima volta in Italia nel 1950, con numerose edizioni seguite fino al ’75. La collana degli Oscari ha ripubblicato per l’ennesima edizione “Io robot” l’anno scorso e c’è un motivo. Con tutto il parlare che si fa oggi dell’IA (l’intelligenza artificiale) e dei timori che il cervello robotico sia diventando più sofisticato (e quindi in prospettiva padrona) di quello umano, i racconti di Asimov tornano ad essere attuali.

È un’attualità non solo di tema: perché i nove racconti della raccolta, legati dal filo conduttore di due tecnici-progettisti di cervelli “positronici” alle prese con le deviazioni dei più sofisticati robot, non fanno altro che anticipare le paure d’oggi. E le anticipano in chiave scientifica, non come semplici bau-bau da favoletta per le sere al buio. Asimov prima di essere un prolifico e acclamato scrittore di fantascienza fu un chimico e biologo, laureato alla Columbia University con i massimi voti. I suoi robot non sono pupazzi da Frankstain o improbabili scatoloni di ferro con un botto per disinnescarli: hanno “pensieri” quasi umani, sia pure nell’ambito delle famose tre leggi della robotica (inventate dallo stesso Asimov, secondo le quali un robot non può arrecare e consentire che siano arrecati danni a un essere umano): ma proprio perché fortemente condizionati da delle leggi, portano a volte all’eccesso la loro interpretazione, fino a dedurre di essere superiori agli stessi umani, di doverli tutelare e proteggere anche da se tessi, con conseguenze paradossali e a volte drammatiche. Fino all’estrema conseguenza: riscontrando di essere più forti fisicamente e mentalmente, di poter eseguire calcoli, sviluppi tecnologici ma anche pensieri più complessi dell’uomo, i robot ritengono di essere loro le vere immagini del Creatore, relegando gli umani a…razza inferiore.

Val la pena davvero di leggere: anche perché, tranquilli, Asimov trova sempre il lieto fine anche nelle situazioni più estreme.

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