La protesta dei giornalisti del “Tirreno”: due scioperi in tre giorni
«Difendiamo la nostra libertà sindacale per difendere il giornale»

Il presidio dei giornalisti davanti alla sede della Regione Toscana in piazza Duomo a Firenze: la protesta riguarda il caso “Tirreno”
LIVORNO. Per la seconda volta in tre giorni i giornalisti del “Tirreno” sono stati la notizia anziché scriverla: hanno scioperato venerdì scorso per impedire l’uscita del giornale in edicola sabato 11 ottobre e anche oggi. Ma oggi, lunedì 13, hanno fatto di più: hanno portato la protesta davanti al quartier generale nel giorno del verdetto delle elezioni regionali. Obiettivo: impedire l’uscita del quotidiano livornese in un giorno clou com’è quello d’un risultato elettorale e, al tempo stesso, far uscire la mobilitazione dal ping pong di comunicati fra sindacato e azienda per portarla sotto le finestre della principale istituzione toscana. Al presidio hanno partecipato non solo i giornalisti del “Tirreno” ma, oltre ai colleghi di altre testate, anche i vertici sindacali nazionale e regionale (con la segretaria generale della Fnsi, Alessandra Costante, e il numero uno dell’Assostampa toscana, Sandro Bennucci) e il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli.
La protesta è stata decisa dall’assemblea dei redattori all’unanimità (46 voti su 46). Tutto nasce dal fatto che l’azienda ha messo sulla rampa di lancio l’avvio di un procedimento disciplinare contro un componente del comitato di redazione, cioè il sindacato interno al giornale. Non solo i giornalisti del “Tirreno” ma anche la Federazione Nazionale della Stampa (l’organizzazione sindacale unitario dei giornalisti a livello nazionale) e l’Associazione Stampa Toscana lo ritengono «un provvedimento gravissimo e del tutto ingiustificato» di fatto una ritorsione antisindacale contro chi si è dimostrato particolarmente combattivo nella tutela dei diritti dei lavoratori: nel mirino la libertà sindacale con offese ai rappresentanti sindacali per il «solo fine di delegittimarne l’azione». Al contrario, l’azienda imputa all’esponente sindacale di aver violato i doveri di diligenza, correttezza e lealtà.
Tutto questo avviene in un clima che non è quello conosciuto al “Tirreno” in anni passati: bisogna ricordare che il sindacato toscano dei giornalisti ha fatto causa all’azienda per comportamento antisindacale, c’è stata la chiusura della redazione di Viareggio praticamente di punto in bianco. «In modo irregolare e illegale», dice Sandro Bennucci, numero uno dell’Associazione stampa toscana. Soprattutto permangono timori sul futuro del giornale: finora si è retto anche sull’abnegazione di chi lavora, senza pagamento di straordinari, ben oltre l’orario di lavoro previsto mentre i lavoratori temono che si concretizzino le voci di un piano lacrime e sangue che colpirebbe sia l’occupazione che il radicamento territoriale di uno dei principali quotidiani di provincia alle prese con una lunga crisi.
L’azienda, dal canto suo, accusa la controparte di distorcere l’episodio concretamente all’origine dell’idea della società di far partire la contestazione disciplinare e dice che si strumentalizza, facendola passare per un attacco alla libertà sindacale, qualcosa che non c’entra con tale aspetto. Al contrario, i vertici della Fnsi sostengono che «un atteggiamento del genere è qualcosa di mai visto nelle aziende editoriali sane».
Dalla parte dei giornalisti del “Tirreno” si sono schierati i comitati di redazione di Repubblica, Messaggero, Nuova Sardegna (stesso gruppo del Tirreno), Il Giornale di Sicilia, Gazzetta del sud, La Sicilia, Secolo XIX, coordinamento Cdr di Editoriale Nazionale (il gruppo che edita La Nazione, Il Resto del Carlino, il Giorno), Unione Sarda, Sindacato giornalisti Veneto, Conferenza regionale dei Cdr, Usigrai, Associazione Stampa sarda, Assostampa Emilia-Romagna, Assostampa Basilicata, Assostampa Puglia, Sindacato Unitario Giornalisti Campania, Sindacato del Trentino, Assostampa Sicilia, Sindacato Giornalisti Marche, Unione Giornalisti Pensionati, Ordine giornalisti (consiglio nazionale e consiglio regionale), Slc Cgil Livorno.
Al fianco dei giornalisti in lotta («per tutelarne diritti e dignità») si schiera la Cgil livornese: «Sarebbe davvero inaccettabile che un giornalista fosse oggetto di contestazione disciplinare per colpire la sua attività di sindacalista». Aggiungendo poi: «Il quotidiano rappresenta un presidio fondamentale di libertà e democrazia e deve essere rilanciato e sostenuto con investimenti importanti. Le lavoratrici e i lavoratori del Tirreno devono essere al centro di questo progetto di rilancio ed essere valorizzati ulteriormente: in tutti questi anni infatti non hanno mai mancato di dimostrare elevata professionalità e profondo senso del dovere».