Intelligenza artificiale, droni e satelliti aiutano la nuova agricoltura mediterranea
Studio della Scuola Sant’Anna per il monitoraggio delle colture

La presentazione della ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna
PISA. Grazie a una indagine dell’Istituto di Produzioni Vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna, è saltato fuori come l’intelligenza artificiale e il telerilevamento possano contribuire al monitoraggio delle colture e alla previsione delle rese agricole nel bacino del Mediterraneo. Stiamo parlando di una regione, quella mediterranea, che, da un lato, è contrassegnata da «una grande diversità colturale» e, dall’altro, è oggi «sottoposta a crescenti pressioni dovute a siccità, estremi termici e scarsità di risorse».
Al centro dell’attenzione una nuova ricerca condotta dal dottorando Wondimagegn Abebe Demissie, e dai professori Luca Sebastiani e Rudy Rossetto dell’Istituto di Produzioni Vegetali, come viene segnalato dal quartier generale della Scuola Superiore Sant’Anna: il mix di intelligenza artificiale e telerilevamento può aiutare «la trasformazione di questo fragile agroecosistema in un modello di resilienza sostenibile».
Lo studio – pubblicato sulla rivista “European Journal of Agronomy” – passa sotto la lente in modo sistematico 106 lavori scientifici per individuare in che modo i modelli basati su intelligenza artificiale e i dati satellitari (in particolare delle missioni Sentinel, Modis e Landsat) possano «prevedere la produttività delle colture e valutare le dinamiche di crescita delle piante con una robustezza senza precedenti». Algoritmi di apprendimento automatico come Random Forest, Support Vector Machines e Neural Networks si sono dimostrati particolarmente efficaci nell’analisi delle immagini satellitari, mentre i più recenti modelli di “approfondimento profondo” mostrano «un grande potenziale nell’integrazione dei dati spazio-temporali relativi allo stress delle colture e alla loro fenologia».
Secondo quanto viene riferito, lo studio sottolinea che «gli approcci ibridi, che combinano dati provenienti da satelliti, droni e osservazioni in campo, offrono le prospettive più promettenti per un monitoraggio preciso e tempestivo». È da aggiungere che gli autori evidenziano anche «la necessità di promuovere una maggiore condivisione dei dati, metodi di validazione standardizzati e una più stretta collaborazione tra i Paesi del Mediterraneo, in particolare nelle regioni meno rappresentate del Nord Africa e del Medio Oriente».
In virtù dell’integrazione tra scienze agronomiche e “data science”, l’Istituto di Produzioni Vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna e i suoi ricercatori – viene fatto rilevare – si pongono all’avanguardia nello sviluppo di un’agricoltura “intelligente” dal punto di vista climatico, «contribuendo così alla sicurezza alimentare globale in un’epoca di rapidi cambiamenti».











