Suez rialza la testa, finalmente i transiti di navi tornano a crescere
Le flotte “scommettono” sulla pace. Eccome se ci riguarda: senza Canale il Mediterraneo è tagliato fuori

Queste sono le ultime statistiche sfornate dalla Suez Port Authority: indicano il numero di navi transitate dal Canale di Suez per ciascun trimestre indicato. “S/N” indica che il passaggio è in direzione nord verso il Mediterraneo, “N/S” vuol die che è in direzione sud, cioè verso il mar Rosso
LIVORNO. Nel martoriato Medio Oriente, dove per le scelte del premier israeliano l’apocalisse di Gaza precipiterà tutti per decenni in un contrappasso di odio furibondo, si scorge una flebile fiammella di speranza di fuoriuscita da questa insensata spirale di guerra e distruzione. È una piccolissima cosa ma dietro può esserci molto. La notizia è questa: dopo cinque trimestri filati di diminuzione del passaggio di navi dal canale di Suez, nella scorsa primavera le statistiche della Suez Port Authority indicano che le rotte delle grandi flotte armatoriali stanno ritornando a prendere in considerazione il canale.
Beninteso, avviene in modo assai timido ma la crescita numerica delle navi è certa: nel primo trimestre di quest’anno i transiti da Suez erano scesi al di sotto di quota 3mila (2.981), meno della metà degli standard raggiunti dopo il Covid prima del massacro terroristico compiuto da Hamas a numerosi kibbutz ebrei e della successiva risposta disumana delle autorità di Tel Aviv a Gaza. Da Suez non erano mai passate così poche navi negli ultimi dieci anni: dalla metà dello scorso decennio l’incremento dei traffici era stato inizialmente limitato, poco più di 4mila per trimestre per quasi un quinquennio, poi di slancio le cose avevano cominciato a galoppare e, nei tre mesi primaverili del 2023, si era raggiunto il record (6.856 navi).
Beninteso, la risalita è lenta: si tratta a malapena di un centinaio di navi in più rispetto al trimestre precedente. Ma è già qualcosa, e non è più una questione legata alla semplice performance economica di una infrastruttura. Ecco, sta qui il punto: se passano più navi significa che gli armatori ritengono di poter correre il rischio, e lo fanno valutando che mettono sul piatto della bilancia i pericoli per petroliere o porta-auto o portacontainer che valgono fra i 50-70 e i 180-200 milioni di dollari (ai quali va aggiunto il valore senza prezzo della vita del personale di bordo). E non solo loro: anche le compagnie assicuratrici, quando prezzano il rischio sulla rotta di Suez, evidentemente non fanno più pagare polizze che spingono le flotte a girare al largo dal canale egiziano per scegliere la circumnavigazione dell’Africa.

Il passaggio di navi nel Canale di Suez

Elaborazione sulla base di infografica di Assoporti-Srm
Potremmo tradurla così: il “termometro” dei transiti da Suez dice che la “community” planetaria degli armatori (così come quella degli assicuratori) “scommettono” che il Medio Oriente resterà probabilmente luogo di tensioni geopolitiche forti ma senza una re-escalation che, com’era invece accaduto nei giorni dell’attacco all’Iran e alla Siria, minacci di diventare una guerra aperta dichiarata.
C’è anche dell’altro, e riguarda la nostra economia. Il moletto di Ardenza dista 2.431 chilometri dal canale fra Mediterraneo e mar Rosso: più lontano di Kiev e del Donbass. Ma non si creda che sia talmente remoto da non portarci conseguenze all’uscio di casa: Livorno è un porto fuori dalle grandi rotte direttissime dall’Estremo Oriente per i contenitori, ma ha un consistente flusso di auto soprattutto asiatiche, e comunque meno merce entra nel Mediterraneo e meno c’è da lavorare per tutti nello smistarla verso i mercati di consumo. Dunque: se si dimezzano le navi che entrano nel Mediterraneo, non ci vuol molto a intuire che il contraccolpo per la portualità made in Italy, compresi ovviamente Livorno e Piombino, si farà sentire.
È come se il rubinetto delle merci in arrivo nel Mediterraneo fosse aperto solo per metà. E anche adesso che è (appena) un po’ meno chiuso, stiamo pur sempre parlando di 3.074 navi in tre mesi, cioè del secondo peggior risultato dell’intero decennio. Ma la notte è (forse) (un po’) meno buia.
Mauro Zucchelli