Il ministro Salvini: o la commissione dà il parere o le nomine le faccio io lo stesso
Autorità di sistema, la melina del Senato sull’iter per i nomi dei presidenti

Porto di Livorno, il sopralluogo al cantiere della mai-Darsena. Da sinistra: il prefetto Giancarlo Dionisi, il commissario dell’Authority Davide Garuglio, il commissario per la realizzazione della Darsena Europa Luciano Guerrieri, il vicepremier e ministro Matteo Salvini, il dirigente tecnico dell’Authority Enrico Pribaz
LIVORNO. Tutto inizia quando, davanti al taccuino della “Gazzetta Marittima”, il cronista chiede se allora la Darsena Europa pensate davvero di metterla in funzione per lotti. Il ministro Matteo Salvini fa una mossa da torero e scansa la patata bollente girandola al commissario dell’Authority livornese, Davide Gariglio: «Quando avremo il comitato di gestione e dunque appena siamo nelle condizioni di mettere l’opera sul mercatolo faremo, non aspetteremo di avere l’opera finita».
Indipendentemente da come la si pensi (se non sia cioè più sensato accelerare la selezione dell’investitore partner che pagherebbe l’affitto dall’affidamento), questa risposta rinvia a un’altra domanda. Il ministro gioca d’anticipo: «Il comitato di gestione contiamo di averlo il prima possibile», ed è un po’ come se dicesse che lui, milanista, spera che i rossoneri vincano lo scudetto.
Già, perché allora ecco che si finisce per parlare dell’ “elefante nella stanza”: cioè del fatto che il nome di Davide Gariglio – per dirne uno, ma i suoi colleghi sono quasi tutti in situazioni simili – il ministro l’ha fatto nella seconda metà di aprile, pochi giorni più tardi è arrivato il sì del presidente della Regione Toscana. E da allora si aspetta, si aspetta, si aspetta, si aspetta.
Quando firmerò i decreti per nominare i presidenti delle Autorità di Sistema? Dipendesse da me anche domattina. Lo sa anche lei, ci sono i tempi della discussione parlamentare: la commissione deve esprimersi…». Matteo Salvini, 52 anni compiuti nello stesso giorno di grandi esploratori dell’ignoto come Yurij Gagarin o Amerigo Vespucci, è maestro nel navigare nei mari procellosi della politica made in Italy e prova a buttarla in calcio d’angolo. Scusi, signor ministro, ma la commissione è da mesi che deve esprimersi.

Il ministro Matteo Salvini si concede una pausa caffè dopo il sopralluogo al cantiere della Darsena Europa a Livorno: sulla sinistra, il commissario dell’Authority livornese, Davide Gariglio
In realtà, probabilmente Salvini – ricordiamolo, è vicepremier, ministro delle infrastrutture e numero uno indiscusso della Lega – non aspetta altro per mandare un messaggio. Destinazione: cari amici del centrodestra…
«Io faccio di tutto per rispettare una tempistica che capisco, però…».
Ma sono mesi e mesi: guardi il caso di Livorno, lei ha indicato Davide Gariglio a aprile…
«Guardi che me lo ricordo bene. Se c’è una cosa sicura è che la squadra dei presidenti da nominare resta questa: le persone che ho indicato hanno la mia massima stima».
Anche il commissario per la realizzazione della Darsena Europa?
«Assolutamente sì».
Ok, i nomi sono quelli. Però capirà che il “quando” non è secondario: prenda qui il caso di Livorno e di tutto quel che c’è da fare…
«Sì, è mia intenzione arrivare al più presto alle nomine. Lo so che nel porto di Livorno servirebbe: il commissario straordinario potrebbe condividere il peso delle scelte con un assetto più stabile e allargato».
Ma l’unica cosa è star lì e aspettare rassegnati?
«Guardi, le dico una cosa: se la commissione del Senati fa il suo sono contento, altrimenti aspetto ancora un pochino e poi…».
Poi cosa? Un pochino quanto?
«Aspetto ancora qualche giorno: dalla settimana prossima parto. Il parere non arriva? Mi prendo la responsabilità di fare le nomine e stop».
Dunque: dopo il voto regionale toscano?
«No, il voto in Toscana non c’entra niente. C’è in ballo mezza Italia. Ci sono stati precedenti di altri ministri di altro colore che hanno proceduto per conto loro. I tempi sono più che decorsi: stiamo parlando di mesi. Io credo di esser stato rispettoso delle prerogative parlamentari, ma se dopo tempo questa storia non si risolve, ecco: bisogna risolverla. O si va avanti o le nomine le faccio io».
Sembra un ultimatum.
«Macché, è solo buonsenso: i porti devono poter correre, c’è bisogno di “fare” in questo Paese, di costruire».
Però anche il viceministro Rixi l’aveva detto a Trieste: o il Parlamento fa marciare l’iter o le nomine ce le facciamo da soli. A settembre, avevate detto.
«Vabbè, settembre: ora siamo nella prima metà d’ottobre, abbia pazienza».
Le nomine tutte insieme?
«Andremo avanti, diciamo così, a pacchetti: cominciando dalle nomine che stanno aspettando da più tempo».
Dal punto di vista degli equilibri politici interni a voi del centrodestra, avendo risolto chi candidare dove alle regionali…
«Guardi, la fermo: le ripeto che le candidature alle elezioni regionali e le nomine nella portualità sono cose del tutto differenti. Le une non c’entrano per niente con le altre, glielo posso garantire».
Ne è proprio sicuro?
«Sì».

Il commissario dell’istituzione portuale labronica Davide Gariglio e il ministro Matteo Salvini durante la visita al luogo dove sorgerà la Darsena Europa
Le indicazioni di sceneggiatura potrebbero dire che: il commissario dell’Authority livornese, Davide Gariglio, è accanto al vicepremier-ministro e c’è un buco nei dialoghi. Ci si infila una giornalista: commissario, che bilancio fa di questa visita di Salvini nel porto di Livorno?
Il tempo teatrale di Salvini è perfetto: la domanda è a Gariglio ma è lui che prende la palla al balzo. «Occhio alla risposta, ti suggerirei di dire: entusiasmante», gigioneggia il leader leghista fra una battuta e l’altra: «Secondo me sta anche per annunciare il voto alla Lega». Controvolée di Gariglio: «Io sono residente in Piemonte e lì non si vota». Salvini riattacca: «Uno che viene dal ministro a chiedere 130 milioni di euro, cosa può dire?», sorride. E fosse solo quello: Gariglio è pure in attesa del decreto di nomina come presidente, oltre che dei soldi per finire la Darsena Europa.
Il numero uno del porto di Livorno dice che «questa è un’opera di valore nazionale» e che «l’impegno del governo è assolutamente indispensabile per andare avanti». Rivela che c’è stato un faccia a faccia pochi giorni fa fra Gariglio e Salvini che ha preparato il terreno, «l’avevo invitato a Livorno ma non mi aspettavo che venisse così presto». Il ministro: «Ho un’idea: tutti i venerdì vengo a farmi un giretto a Livorno». Gariglio però non molla sui soldi: «È indispensabile che il governo nazionale ci sostenga in modo forte perché altrimenti non ce la facciamo. E dobbiamo farcela in tutti i modi. So che la Confindustria l’ha detto chiaro e tondo al ministro: quest’opera cambierà l’identikit di Livorno nella mappa della portualità internazionale».
I toni da gag e battuta sono finiti in archivio, lui il messaggio l’ha lanciato. Come dire: pronto ad avocare il potere di firmare i decreti di nomina, e non è vero che snobbo il Parlamento perché non solo è passato tanto di quel tempo ma le forze politiche hanno potuto comunque esprimersi nell’altra Camera parlamentare. La verifica: lo scopriremo solo vivendo, ma basteranno poche settimane. Il tempo di misurare se il ministro terrà fede a questa suggestione di strappo: in effetti, finora è stato costretto ad abbozzare. Tranne in un caso: quando ha nominato la commissaria dell’Authority di Palermo. Fuoco e fiamme e ricorsi al Tar: salvo poi in vista delle regionali prossime venture ricomporre i cocci. E se a fine novembre nel voto in Veneto le cose andassero…
Mauro Zucchelli