Il 5G e l’intelligenza artificiale aprono gli occhi sulla fauna selvatica
Nel Parco di San Rossore alla scoperta dei segreti di lupi, daini e altri animali

Progetto Watch-Edge nella fauna selvatica del Parco naturale di San Rossore
PISA. Il progetto l’hanno denominato “Watch-Edge” ed è una “santa alleanza” sotto il segno delle tecnologie avanzate per spalancare gli occhi sulla fauna selvatica del Parco naturale di San Rossore (Pisa). Coinvolge l’Università di Pisa ma anche gli atenei di Milano e Catania ma anche il consorzio Cnit e le aziende Italtel, Sensor-Id e Nextworks ed è coordinato dal Politecnico di Milano, i finanziamenti provengono dal programma “Restart” del Pnrr.
Bisogna sapere che nel parco sono attivi già dallo scorso anno una sfilza di sensori intelligenti: si tratta di una rete alimentata da pannelli fotovoltaici con apparecchiature dotate di acceleratori hardware. Obiettivo: la sorveglianza continua della fauna nella pineta, 24 ore su 24 e 7 giorni su sette. Dall’ateneo pisano partner del progetto si spiega che «questi dispositivi, capaci di operare in autonomia, costituiscono un “cloud continuum” che integra comunicazione e calcolo, consentendo di classificare in tempo reale gli animali ripresi dalle telecamere tramite l’uso dell’intelligenza artificiale».
In tal modo è possibile – viene fatto rilevare – è possibile monitorare «gli animali selvatici, come cinghiali, daini e lupi: in pratica, sapere quanti sono e dove si muovono. L’intenzione è quella di:
- gestire l’equilibrio ecologico,
- prevenire la diffusione di malattie tra il bestiame
- ridurre i rischi di contatto con l’uomo o di danni ambientali dovuti al sovrannumero di alcune specie.
Le videotrappole non sono una novità ma, come spiega Stefano Giordano, docente di telecomunicazioni all’Università di Pisa, «in passato, gli operatori dovevano recuperare manualmente le immagini registrate dalle videotrappole per analizzarle successivamente. Oggi non più: grazie alla nuova rete, le immagini vengono elaborate direttamente sul campo e solo i dati relativi agli avvistamenti vengono inviati ai database centrali».
È da aggiungere che, al di là del sistema installato nel parco, il team del progetto ha provveduto a sperimentare anche altre tecnologie: ad esempio, radar per l’analisi di velocità e movimenti della fauna; sistemi di intelligenza artificiale per la classificazione automatica; droni equipaggiati con telecamere multispettrali e termiche per lo studio della vegetazione; strumenti di orchestrazione delle risorse di rete e dei database. Tutto questo è reso possibile da un’infrastruttura di rete 5G e satellitare, che assicura connettività stabile anche nelle aree più remote.
Giordano sottolinea che lo sviluppo delle applicazioni di intelligenza artificiale per il monitoraggio ambientale «non può prescindere dalla cooperazione con la rete: la nostra attività si è concentrata sull’integrazione tra rete satellitare, “edge computing” e reti periferiche a basso consumo, capaci di connettere in modo efficiente le telecamere sul campo». E aggiunge: «La sfida futura sarà rendere queste funzioni sempre più dinamiche, verso quella che definiamo una “intelligenza artificiale completamente liquida”».











