Fincantieri, boom dei ricavi nei primi nove mesi (più 25%)
Il grande polo pubblico è il riferimento anche nella subacquea

Portaerei Cavour
TRIESTE. Se qualcuno ancora ritenesse che l’Italia fosse rimasta un nano industriale, dovrebbe ricredersi sbattendo il naso contro Fincantieri e i suoi asset, presentati due giorni fa dal consiglio d’amministrazione con gli ultimi aggiornamenti.
In strettissima sintesi, circa 7mila milioni di euro di ricavi nei primi nove mesi del 2025 (più 25%), 100 nuove navi da costruire, Ebitda più 40%, stabilimenti tutti a pieno carico d’ordini, in Borsa il titolo in crescita (indice: compra), il numero dei dipendenti intorno alle 19mila unità, di cui circa 9mila in Italia e il resto nei cantieri distribuiti in 4 continenti, proiezioni in crescita su tutti i comparti del business.
Ci fermiamo qui con le aride cifre. Perché Fincantieri, guidata dalla scorsa primavera dall’amministratore delegato Pierroberto Folgiero, va inquadrata in una dimensione mondiale che va ben oltre il semplice costruttore di navi e yacht: ed identifica il gruppo come partner-guida in settori sempre più complessi e strategici come quello della ricerca sottomarina, della difesa navale avanzata ed anche dell’energia. Significative sono, in questo campo, le recenti esternazioni dell’ex capo di Stato Maggiore della nostra Marina Militare su una ipotesi di portaerei a propulsione nucleare. Ma altrettanto significativo il recente acquisto della livornese Wass, specializzata in sistemi d’arma subacquei (siluri) ma anche elettronica per la ricerca, la scoperta e la protezione delle reti di energia e di trasmissione dati sul fondo del mare.
Leader incontrastata delle costruzioni di maggior prestigio sopra la superficie del mare (le sue navi da crociera, le fregate e i cacciatorpediniere anche per le marine Usa, Francia, India e stati arabi) con Wass Fincantieri si propone di esserlo anche sotto il mare: quella che ormai è la nuova frontiera del potere marittimo in tutto il mondo.
(A.F.)











