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Tramonto della Marina Militare? 50 unità su 60 destinate a sparire

Poche e al rilento le navi nuove da immettere in servizio – Anche il personale sarà quasi dimezzato nei prossimi anni – Fregate e corvette da radiare e possibilmente rivendere

ROMA – Per la mia generazione, che non è certo freschissima, c’è il ricordo di un libro che fece epoca dopo la guerra: “Tramonto di una grande marina”. Era stato scritto, se non ricordo male, dall’ammiraglio Angelo Iachino, quello che a Capo Matapan aveva perduto in una notte quattro navi “fulminate” a bruciapelo dalla squadra inglese che vedeva nel buio grazie al radar. Perché ricordare quel libro? Perché in questi giorni di vigilia di Natale è risuonato a più riprese l’appello del capo di stato maggiore della Marina Militare ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi secondo il quale la Marina “è pronta, nella crisi generale, a fare sacrifici ma non a farsi cancellare dal mare”.
[hidepost]E l’ammiraglio ha citato anche i numeri: nei prossimi dieci anni almeno 50 delle 60 navi attualmente in servizio dovrà essere radiata. Che cosa ci rimarrà per difendere le nostre coste e per le tante missioni che lo Stato richiede?
Parliamo prima di tutto delle unità di prossima entrata in servizio. Abbiamo avuto la portaerei “Cavour”, che di questi tempi sta navigando in una specie di campagna promozionale per la Fincantieri che l’ha costruita. E abbiamo praticamente in servizio la prima delle fregate FREMM, il “Bergamini” che dovrebbe aver completato proprio di questi tempi il programma di collaudo dell’armamento con i tiri del cannone Oto Melara 127/64 e specialmente del missile superficier-air (antiaerei e antimissile) “Aster”. Il “Bergamini” (F 590) rappresenta lo stato dell’arte delle unità multiruolo progettate e costruite in un programma congiunto con la Francia, sia pure con caratteristiche di armamento e di supporti elettronici a volte differenziati. Dovrebbero seguire altre 4 o 5 unità gemelle, tra cui l quasi pronta “Fasan”: ma il problema è che ciascuna di queste navi costa più di attrezzature elettroniche, sistemi d’arma e preparazione degli equipaggi che non del semplice scafo affidato a Fincantieri. E le risorse latitano: latitano tanto che anche di recente è stato “congelato” il programma di acquisto e costruzione dei nuovi cacciabombardieri per l’Aeronautica, congelamento che ci costerà in penali e perdita di posti di lavoro quasi quanto i risparmi.
Torniamo alle navi e alla “Spending review” per la Marina. Secondo il piano approvato dal parlamento alla fine del processo di snellimento dell’arma il personale – già oggi costituito da specialisti e volontari – passerà dagli attuali 43 mila addetti a circa 26 mila. E le navi da ritirare dal servizio hanno visto anticipare il loro pensionamento (3 o anche 4 anni di anticipo). E’ il caso delle quattro fregate tipo “venti” (Maestrale, Espero, Aliseo, Euro), messe sul mercato internazionale per le marine interessate ad acquisti di seconda mano. Saranno mantenute (forse) in servizio le altre quattro della stessa classe (Scirocco, Grecale, Libeccio e Zeffiro) con un programma di aggiornamento tecnologico che però non si sa bene come stia andando.
E sono previste le uscite dal servizio entro due anni anche dei pattugliatori (ex cacciatorpediniere) classe “soldati” e delle sei corvette classe “Minerva” che non saranno rimpiazzate. Andranno infine in pensione in termini anticipati le unità da supporto logistico e sbarchi “San Giorgio” e “San Marco” probabilmente entro i prossimi due anni. La componente subacquea, che ha ottenuto una seconda coppia di U2012-A, sarà anch’essa alleggerita in anticipo prima dai due “Sauro” della seconda serie, poi – probabilmente entro il 2018 – anche gli altri due “Sauro” della quarta serie. Per cui la Marina rimarrà con solo 4 “U”, dopo essere stata, prima della seconda guerra mondiale, la più “ricca” marina del mondo nel settore dei sommergibili con oltre 150 “battelli”.
L’ammiraglio De Giorgi continua la sua battaglia per non farci cancellare dal mare. Ma sui risultati ci sono sempre meno illusioni. Salvo non credere che ci serva ancora una Marina Militare efficiente e moderna. E a livello politico c’è anche chi la pensa così.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
4 Gennaio 2014

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