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Cetacei spiaggiati in Toscana per ARPAT migliora la situazione

Il “morbillivirus” sembra debellato e la maggior parte delle carcasse appartiene ai tursiopi – I dati analizzati anche dall’istituto zooprofilattico di Pisa per capire l’andamento della popolazione del santuario dei cetacei

FIRENZE – La Toscana è il cuore del Santuario dei cetacei Pelagos. Anche per questo motivo la Regione nel 2007 ha dato vita all’Osservatorio Toscano Cetacei e tartarughe marine (OTC). Tra le varie attività dell’OTC rientra anche quella di registrare ed archiviare tutti gli avvistamenti, spiaggiamento e/o cattura accidentale di cetacei e tartarughe marine lungo le coste toscane e ritrasmetterle alla Banca Dati nazionale sugli Spiaggiamenti. L’attività operativa sul campo è svolta dalla rete di recupero nata nell’ambito dell’OTC e coordinata da ARPAT.
[hidepost]Nel corso della prima parte del 2014, nel periodo gennaio-agosto, in Toscana si sono verificati 14 eventi di spiaggiamento di cetacei. Il numero fino ad oggi registrato è piuttosto esiguo se paragonato a quello dello scorso anno, in cui si registrò una moria eccezionale soprattutto della specie stenella striata (Stenella coeruleoalba, 26 esemplari di questa specie su 43 spiaggiamenti in totale).
Gli eventi di quest’anno sono comunque in linea con la media annua di spiaggiamenti registrati lungo le nostre coste in un periodo piuttosto lungo: dal 1986 al 2013 infatti questo numero è pari a 16 animali spiaggiati ogni anno.
Nel dettaglio i recuperi del 2014 hanno riguardato 3 stenelle, 8 tursiopi e 1 globicefalo; 2 delfini sono invece rimasti indeterminati a causa dell’avanzato stato di decomposizione che non ne ha permesso l’esatta determinazione. Il numero più alto, a carico della specie tursiope, il delfino costiero più comune nelle nostre acque, non dovrebbe destare preoccupazione in quanto è esattamente lo stesso numero registrato negli ultimi anni in Toscana.
Di questi 14 eventi di spiaggiamento 7 si sono registrati nell’arco di due mesi, luglio e agosto. In questi casi, però, lo spiaggiamento degli animali, quasi sempre in pessime condizioni di conservazione (vale a dire che la morte potrebbe essere avvenuta anche molti giorni prima e in mare aperto, anche molto lontano dalle nostre coste) è avvenuto in concomitanza con il maltempo e le forti mareggiate che hanno caratterizzato questo periodo estivo.
Sul 50% dei delfini spiaggiati è stato comunque eseguito un esame necroscopico da parte dei veterinari della sezione di Pisa dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana e sono in corso specifici esami di tipo virologico, batteriologico, parassitologico che possano aiutare a comprendere le cause di mortalità di questi animali.
Alcuni risultati preliminari, indicherebbero che l’epidemia di morbillivirus rilevata nel corso del 2013 si è arrestata; infatti una sola stenella è risultata positiva per questo virus. Gli altri delfini analizzati (5 tursiopi) sono invece risultati tutti negativi al morbillivirus mentre altri esami di laboratorio sono attualmente in corso. Tra questi delfini due giovanissimi esemplari sarebbero invece morti per cause violente: uno per annegamento, rimasto accidentalmente intrappolato nelle reti dei pescatori, ed uno per trauma cranico da probabile collisione con un natante. Sull’esemplare ritrovato ai Tre Ponti a Livorno il 14 agosto scorso è stato possibile eseguire solo gli esami tossicologici, attualmente in corso, in quanto al delfino mancava la parte posteriore del corpo e tutti gli organi interni probabilmente a causa di una presunta predazione avvenuta dopo la morte.

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Pubblicato il
27 Agosto 2014

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