Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Tempesta Yuan e le ali della farfalla

GENOVA – Forse è un punto di vista un po’ periferico, quello dell’Italia della portualità, a fronte della tempesta globale innescata dallo Yuan cinese. Ma come diceva quel saggio, (il filosofo Edward Lorenz, per essere esatti) “il battito delle ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo”. E il traballare dello Yuan è assai più del battito d’ali di una farfalla.
[hidepost]Qualcuno, in Italia, registra già il calo dell’import dalla Cina, che sta lasciando il segno in particolare su Gioia Tauro. Dove, dopo l’uscita di Maersk, Contship Italia e Msc puntano per un rilancio del sud Italia che sembra nei piani del governo nazionale, ma che certo non è aiutato dalle turbolenze finanziarie internazionali. Anche altri porti dove la presenza delle merci cinesi – e del relativo armamento – era molto sentita, come Napoli, stanno registrando anch’essi situazioni di affanno (con Conateco squassata da scioperi).
Poi ci sono le strategie dei grandi gruppi, ancora in parte da scoprire. Per Maersk, che punta decisamente su Savona (Vado Ligure), l’obiettivo a breve o medio termine è quello di ridurre al minimo il transhipment e di puntare sui gateway. Diversa come si è detto la posizione di Contship con Msc su Gioia Tauro, che pure punta anche a diventare porto gateway per il sud Italia. Infine ci sono i buchi neri della programmazione, come Taranto: dopo la traumatica uscita di Evergreen (con Hutchinson e Maneschi) non sembra aver trovato alternative, nemmeno nella (già illusoria) speranza di impegnare i terminalisti filippini di Icsti.
Ovvio che nella tempesta globale scatenata dalla Cina, le mosse di alta strategia dello shipping si stiano facendo più prudenti, o almeno meno proclamate. Che poi il tycoon Buffett sostenga, come ha dichiarato nei giorni scorsi al Financial Times, che anche la tempesta cinese va vista in un contesto temporale più ampio dove non riuscirà a frenare a lungo la crescita del commercio mondiale, può essere consolante o liberatorio. Ma ad oggi, quanto può valere per chi guarda ai risultati buoni e subito?
Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
16 Settembre 2015

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio