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Porti turistici a Livorno: una storia di tanti decenni

LIVORNO – Per i livornesi, gli approdi per le barche stanziali sono, da sempre, i fossi medicei. Un enorme “marina” che si soda com un lungo percorso d’acqua tra le case, partendo dalle radici della Fortezza Vecchia, circondando la Fortezza Nuova, fino a solare sotto il Voltoen – Piazza della Repubblica – e sottopassare anche Piazza Cavour fino a riallacciarsi al Porto Mediceo. Ci sono, secondo i calcoli, oltre cinquemila barche, solo a motore per l’ingombro dei ponti, e fino a una taglia massima di una decina di metri. Un mondo che mette insieme altrettante famiglie, molti circoli nautici o della pesca: e quello che più importa, almeno ventimila voti. Chi ha provato a sgombrare i Fossi dalle barche, per dare loro una ritrovata dignità storica, s’è sempre scattato le dita nelle successive elezioni amministrative.

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Constatato che l’approdo dei Fossi è intoccabile, i sono stati nel tempo numerosi tentativi di creare un vero porto turistico per le imbarcazioni – livornesi e non – di taglia superiore. Il più strutturato fu quello della società “Marina Mediterranea”, una vera e propria Spa che ebbe come motore la Compagnia Lavoratori Portuali e come direttore l’indimenticato Bruno Fontanelli, della Compagnia direttore amministrativo dell’epoca.

Il progetto, che riportiamo con questa nota, fu firmato da tre importanti architetti del tempo: Massimo Bertocchini, Marcello Fulvi, Walter Martigli. Definito in tutti i dettagli, fu presentato per alcuni anni, fino alla fine degli ’80 anche a livello europeo, con trasferte dei tecnici e degli amministrativi su tutta la costa francese mediterranea, allora la più strutturata. Fu definitivamente affossato dal PSI di allora, che lo bocciò come opera per i ricchi, malgrado il tiepido sostegno del POI.

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Altre proposte, alcune abbastanza bislacche come quella che prevedeva una lunga passeggiata dalla Terrazza Masagni alla diga della Vegliaia, si sono succedute. Punto focale fu sempre la zona della Bellezza, tra il bacino Morosini del cantiere navale e la Terrazza Mascagni. Nel frattempo nascevano e prosperavano Marina di Pisa, vari porti turistici sulle isole e specialmente Marina Cala de’ Medici a Rosignano, diventata un modello di livello mediterraneo. A Livorno, tante chiacchiere, tanti dibattiti, tante polemiche e niente fatti.

Finché con il “salvataggio” del Cantiere Navale Orlando da parte del gruppo Benetti, si è concordato a Roma, nei patti firmati anche dall’allora presidente della Repubblica Ciampi, che tutta la parte Sud del Porto Mediceo diventi un “marina” per medie, grandi e specie grandissime imbarcazioni. Parallelamente si è cercato di trovare soluzioni alternative per i circoli che nel frattempo si erano installati in quelle acque: Lega Navale e YCL con pontili galleggianti, altri circoli sulle boe davanti al muro del pianto. È tornata in auge la Bellana, come approdo turistico, sulla quale ciclicamente ci sono aperture, ma niente opere, a parte due scivoli testimoni del trofeo velico città di Livorno portato avanti nel suo mandato dall’allora sindaco Nogarin con l’Accademia Navale.

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Il futuro “marina” del Mediceo sta nascendo nella parte edilizia residenziale, ma sull’acqua ci sono solo le opere realizzate dall’Autorità Portuale: un prolungamento del molo Elba, il rifacimento dell’ex andana delle Ancore e poco altro. Un pesante colpo è arrivato dalla pandemia, che ha fatto pensare a ben altro. Ora se ne riparla, c’è un accordo per trasferire le barche dal suo interno alla Darsena Nuova, ci sono mugugni e speranze. Ma il vero “marina” livornese è da anni ormai Cala de’ Medici. E forse lo rimarrà.

A.F.

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Pubblicato il
26 Agosto 2020

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