A caccia dei cacciatori d’ippocampi

Nella foto: Ippocampi maschi “incinti”.
CAPRAIA ISOLA – È ancora presente intorno all’isola, specie mimetizzato nella prateria di posidoni: ma l’ippocampo, chiamato anche cavalluccio marino fin dai tempi dei romani, è un piccolo straordinario pesce che viene venduto essiccato sia come portafortuna, sia come materia per la medicina Orientale. Qui a Capraia anche i pescatori stanno attenti a ributtarli in mare se incappa nelle reti: ma si legge che al Sud, specie nel golfo di Taranto, se ne fa un commercio continuo e irresponsabile. La Guardia Costiera è più volte intervenuta.
Eppure l’ippocampo è uno degli animali più belli al mondo marino e svolge una funzione fondamentale per l’ecosistema. Nel Mar Piccolo di Taranto nonostante grossi problemi ambientali e inquinamento ambientale, come in un paradosso, l’inquinamento che ha avvelenato i sedimenti dei suoi fondi molli, non ha ucciso le innumerevoli forme di vita che lo popolano ed il cavalluccio marino è molto presente. I cavallucci sono protetti dalla Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), dalla Convenzione di Berna e dalla Convenzione di Barcellona. Secondo giornalista-ecologo Luciano Manna, che ha denunciato questa pesca abusiva da Taranto alla Cina, “Verso il mercato cinese – ha scritto – viaggiano oloturie e cavallucci marini che vengono pescati nel Mar Piccolo ma anche nel Mar Grande di Taranto provocando, così, un grave danno ambientale”.
L’ippocampo ha molte caratteristiche particolari come il fatto che è il maschio a rimanere “incinto”: nel senso che la femmina depone le uova nel marsupio del maschio che le cova fino alla schiusa. Una parità di gender ante-litteram.