Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Dimissioni chieste a Nerli per il suo rinvio a giudizio?

Ma il presidente di Assoporti ritiene che non ci siano motivi per farsi da parte – Atteso anche un pronunciamento del ministro delle Infrastrutture

Francesco Nerli

NAPOLI – Hanno parlato di “bomba ad orologeria”. Ma è indubbio che il rinvio a giudizio del presidente di Assoporti Francesco Nerli con l’accusa di concussione aggravata in merito ai fatti che – più o meno collegati – già lo spinsero a dimettersi dalla Port Authority di Napoli, è un’altra spallata contro l’ex senatore del Pci. Il quale contesta con durezza le accuse, sostiene di aver solo svolto un legittimo ruolo di iscritto al Pd partecipando a qualche cena elettorale, e rifiuta – almeno ad oggi – qualsiasi ipotesi di autosospensione o di dimissioni dalla presidenza di Assoporti. Dimissioni che da parte sua furono già proposte a suo tempo, quando cominciò la vicenda, ma che furono respinte all’unanimità dal comitato di presidenza di Assoporti.

Quali siano le accuse alla base del rinvio a giudizio è scritto nell’atto: aver sollecitato in modo diretto o indiretto elargizioni volontarie da parte di imprenditori portuali per le campagne elettorali del suo partito.

E proprio sulla volontarietà di quelle elargizioni, peraltro regolarmente registrate nei bilanci delle imprese, si gioca la difesa di Nerli. Insieme al fatto che fino ad oggi nessuna delle imprese – e nemmeno l’Autorità Portuale di Napoli – si sia costituita parte civile, ovvero si sia dichiarata danneggiata. Fino ad oggi. Perché sembra di capire che gli interrogatori da parte della pubblica accusa siano ancora in corso e i loro sviluppi potrebbero portare anche a novità. Sempre secondo l’accusa, è certo che “i soggetti che corrisposero i finanziamenti operavano nel porto di Napoli attraverso un rapporto di natura concessoria o di altra prestazione d’opera verso la committente Autorità Portuale, quindi in una particolare situazione di soggezione di fronte a chi richiedeva siffatte contribuzioni”. E in conclusione ci sarebbe stata “una indebita commistione tra funzioni pubbliche e attivismo partitico”. Al che Nerli ha già risposto sulla stampa locale che “se passasse questo concetto nessun funzionario pubblico potrebbe chiedere, come ho fatto io, di partecipare a una cena elettorale”. In sostanza: esercitare il diritto politico e partitico di appartenenza non può essere considerato reato.

Come sempre, ci si aspetta che i tempi della giustizia saranno lunghi. E ci si chiede se Assoporti dovrà e potrà rimanere con un presidente rinviato a giudizio per concussione. Da una parte Assoporti è una libera associazione – sia pure di pubbliche istituzioni come le Autorità Portuali – e quindi può decidere di confermare la fiducia al suo presidente, che potrebbe anche essere assolto dalle accuse. Dall’altra si sostiene che il ruolo di Assoporti imporrebbe a Nerli – e nel caso anche al ministro di chiederglielo – di fare un passo indietro.

Su queste possibilità Assoporti stessa si sta interrogando. E le prossime ore potrebbero dare risposte non interlocutorie; facendo salvo il principio che fino a quando non c’è una condanna definitiva, ogni cittadino va considerato innocente e gli va salvaguardata dignità e considerazione.

A.F.

Pubblicato il
27 Marzo 2010

Potrebbe interessarti

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora