Le ipotesi sui tagli delle Authorities e sulla centralizzazione dei controlli e dei finanziamenti – Il discrimine delle 10 milioni di tonnellate
ROMA – Parafrasando un vecchio e sarcastico detto marinaro, sulla riforma dei porti sembrerebbe scattato il comando: avanti adagio, quasi indietro. Lo si deduce dall’incrociarsi di ipotesi, anticipazioni, documenti (veri o fasulli), richiami e rivendicazioni (spesso di mosche cocchiere) che circolano. Il tutto, concentrato – a quanto si leggeva fino a ieri – sul tema del “quantum” delle Autorità portuali: solo 6 attraverso gli accorpamenti, solo 12 secondo la prima ipotesi di Lupi, o addirittura salvando tutte le 24 attuali? L’onorevole Vincenzo Garofalo, cui viene attribuita (Alberto Chiara, “L’avvisatore marittimo” di Genova) una stretta vicinanza con il ministro Lupi, avrebbe anticipato che si sta facendo marcia indietro e “potrebbero rimanere tutte e 24 le Autorità portuali italiane”, in contesto di razionalizzazione degli investimenti attraverso la già annunciata Autorità nazionale dei porti.
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