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L’ANGOLO (del) MARITTIMISTA – Tassazione delle Port Authority: focus (anche) sulla UE

Il nostro collaboratore e avvocato Luca Brandimarte, advisor for EU and legal affairs anche in Assarmatori, affronta oggi il tema riguardante la tassazione delle Port Authority.

ROMA – Torniamo “a bomba” sul tema della tassazione delle Port Authority, già affrontato in un precedente numero della nostra rubrica, oggi d’interesse non solo a livello nazionale ma anche unionale.

Quanto all’Italia, nel 2019, la Commissione europea ha espresso il proprio parere a proposito delle AdSP, considerandole soggetti attivi in termini di attività d’impresa ed identificandole come obbligate a pagare le tasse sulle attività economiche svolte (orientamento poi confermato anche dalla giurisprudenza di merito italiana), avviando così una procedura di indagine formale volta a verificare la compatibilità con la normativa europea del regime di tassazione applicato a tali enti.

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A livello europeo, invece, degno di nota è il caso spagnolo. Sempre nel 2019, infatti, la Commissione UE aveva a più riprese dichiarato l’incompatibilità del regime di tassazione applicato nei porti iberici con la normativa unionale in materia di aiuti di Stato.

In particolare, con tre diverse decisioni, l’istituzione “custode” dei Trattati contestava alle Port Authorities spagnole il fatto che, alle entrate derivanti dalle concessioni demaniali e dalle tasse portuali (quali principali fonti di reddito delle medesime), non venisse applicata l’imposta sul reddito delle società e che le autorità portuali Basche (cfr. Bilbao su tutte) fossero esentate in toto dall’imposta.

Quanto sopra, dunque, se da un lato ha successivamente determinato l’impegno del Governo spagnolo a modificare il regime fiscale applicato alle proprie autorità portuali nell’ottica di un maggior allineamento con quanto previsto dalla normativa europea, dall’altro ha visto l’Authority di Bilbao presentare ricorso al Tribunale dell’Unione impugnando le precedenti decisioni della Commissione europea.

In particolare, l’Autoridad Portuaria de Bilbao sostiene che: (i) le contestate misure di esenzione fiscale “non costituiscono un vantaggio economico, mentre l’abolizione di tale esenzione impone un onere economico all’Autorità portuale” in quanto deve ancora finanziare investimenti nell’interesse pubblico; (ii) la Commissione non avrebbe condotto un’analisi completa dei dati disponibili forniti dalla medesima Authority; (iii) le misure di esenzione fiscale non costituirebbero aiuto di Stato ai sensi del Trattato in quanto non migliorerebbero la posizione competitiva dell’Autority né minaccerebbero di falsare la concorrenza e quindi non inciderebbero sugli scambi intra-unionali; (iv) l’esenzione fiscale non potrebbe costituire aiuto di Stato ex art. 107 TFUE in quanto non selettiva; (v) quand’anche le citate misure fossero considerate aiuti di Stato, queste sarebbero “comunque aiuti compatibili con il mercato interno”.

A prescindere di come si risolverà il caso spagnolo, una cosa è certa: il principio che sembra stare alla base del prevalente orientamento unionale (seguito non solo dalla Commissione europea ma anche dalla Corte di Giustizia) è quello secondo cui “lo sfruttamento commerciale di infrastrutture portuali e la costruzione di simili infrastrutture ai fini di sfruttamento commerciale costituiscono attività economiche”.

Quanto sopra, dunque, deve essere tenuto sotto stretta osservazione anche per quanto riguarda i possibili sviluppi del caso italiano (di cui si è accennato in premessa) in cui, ad oggi, la Commissione sembrerebbe essere dell’idea che la misura di esenzione fiscale concessa alle AdSP nostrane (riconosciute come imprese) costituisca un aiuto di Stato e mal si concili, quindi, con l’art. 107 del Trattato.

Il tutto, nonostante sia sempre stato obbiettato il fatto che le AdSP, in quanto enti pubblici non economici, non siano imprese; tesi che, tuttavia, “cozza” con l’orientamento europeo prevalente in materia.

Insomma, la tematica della tassazione delle autorità portuali nei porti europei (e quindi anche in Italia) non è affatto di poco conto per il nostro settore e, alla luce dei suoi prossimi possibili sviluppi e risvolti, merita di essere tenuta d’occhio.

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Pubblicato il
26 Settembre 2020

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