Carbone addio, ma non ai lavoratori
Dal signor Mirko Cantù, a nome di una cinquantina di lavoratori portuali del molo carbonifero di Civitavecchia, ci è stata inviata – insieme a un altro centinaio di indirizzi – una accorata lettera aperta sulla sorte del proprio lavoro. Cerchiamo di riassumerla nei tratti salienti, solo perché è molto lunga ma vogliamo rispettare il suo messaggio.
Oggi sono qui a scrivere questa lettera aperta per far capire chi siamo, cosa facciamo e a cosa stiamo andando in contro. Non cerchiamo aumenti o privilegi, ma vogliamo ribadire che non accetteremo mai la perdita anche di un solo posto di lavoro, tantomeno modifiche salariali penalizzanti.
Un concetto semplice e condiviso da noi lavoratori, dal presidente Draghi, e persino da voi ENEL, si anche da voi…. almeno su carta, visto che sul vostro portale, in merito alla transizione energetica, parlate di ASCOLTO, CONDIVISIONE E COINVOLGIMENTO delle comunità locali. Ma forse lo dite e basta, senza onorare la parola data, in nessuna città.
Vorrei aprire una piccola parentesi sul rispetto che noi lavoratori della “Minosse” ci siamo guadagnati nel tempo, in questi dodici anni al vostro servizio, nel corso dei quali abbiamo dimostrato di essere un team veramente d’eccellenza, effettuando il servizio
affidatoci con impegno e serietà. Un servizio che Vi ha consentito di guadagnare cifre astronomiche e di soddisfare il 40% della richiesta nazionale di energia elettrica, segnando record di velocità e di quantitativo “scaricato”.
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Siamo quelli che possono godersi le feste con i propri cari una volta ogni cinque anni.
Siamo portuali, cuore grande e mani di pietra. E prima di ogni cosa, siamo i figli di questa città.
Il nostro non è un lavoro facile, pulito o sicuro, ma è il nostro lavoro e vogliamo tenercelo stretto, a meno che non si crei un’alternativa valida e concreta, che ci dia garanzie per il futuro; in quel caso, ovviamente, ci metteremo a completa disposizione, pronti per una nuova formazione e riqualificazione con l’obbiettivo di poter ancora dare performance di altissimo livello. Con i vostri dipendenti ENEL sembra che siate riusciti a farlo, perciò Vi chiediamo di fare lo stesso con noi.
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Una lettera accorata e insieme orgogliosa di un lavoro che, per stessa ammissione di Mirko Cantù e dei suoi compagni, è destinato a scomparire nel vortice della transizione ambientale: ma che non può trascinarsi dietro i lavoratori, i quali hanno il diritto di essere garantiti, riqualificati e riutilizzati. Siamo certi che l’ENEL, i cui piani per le varie centrali elettriche da riconvertire o da chiudere sono in atto, avrà tenuto conto di tutto questo. A Cantù e ai suoi una promessa: le nostre pagine rimangono per loro sempre aperte.
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