BRUXELLES – A poco più d’un mese dall’entrata in vigore dell’auto castrazione dei porti europei mediterranei, sette paesi UE hanno chiesto formalmente alla commissione del governo centrale di rivedere la direttiva ETS (Emissions Trade Scheme). La lettera ufficiale, firmata dai ministri competenti sulla portualità di Atene, La Valletta, Lisbona, Madrid, Roma, Nicosia e Zagabria chiede il rinvio dell’ETS – che ad oggi entrerà in funzione dal 1 gennaio prossimo – e la sua profonda riconsiderazione. La sintesi della richiesta: i costi dell’ETS supererebbero di gran lunga i benefici all’ambiente e influirebbero in maniera pesante sullo sviluppo dei porti, sui traffici e sugli investimenti specie privati nella portualità mediterranea.
Fino a ieri l’allarme per l’ETS era stato lanciato a livello nazionale prima di tutto dal porto di Gioia Tauro, che sarebbe uno di quelli italiani più colpiti dalla nuova devastante (lo sottolinea Gioia Tauro) tassazione. Il governo italiano aveva avuto contatti con la commissione, ma senza particolari risultati. Sull’ETS peraltro Francia e Germania, come i porti del Nord Europa, non ci hanno mai dato una mano: e c’è chi ci vede lo zampino della solita concorrenza interna in Europa tra sistemi nazionali.
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