ROMA – Al governo parrebbe l’abbiano preso come uno sberleffo, almeno di facciata, anche perché lo stesso viceministro Rixi – che in Liguria sui porti conta ovviamente come un ministro o di più – Mario Sommariva l’aveva più volte pubblicamente lodato. Che significato dare alle improvvise, troppo improvvise dimissioni? Tutto nel cluster portuale si sta interrogando: e i maggiori esperti sono dell’opinione che un tecnico preparato e intelligente come Sommariva non possa aver agito d’impulso solo perché non condividerebbe certe linee emergenti di privatizzazione delle AdSP. Mario è ed è sempre stato uomo di sinistra, ma non un trinariciuto (come ironizzava Guareschi). Inoltre il cluster nazionale dava per scontato che sarebbe stato riconfermato a pieni voti, proprio per i riconoscimenti raccolti anche a destra.
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Allora? Chi ha provato a contattarlo – e ci abbiamo provato anche noi – ha avuto solo ringraziamenti per l’interesse, ma (almeno al momento) nessuna spiegazione. Mario non è più un ragazzo, è stanco di battaglie (a nemmeno settant’anni?). Difficile crederlo, se non c’entrassero valutazioni più etiche che tecniche. E se puntasse più in alto?
Il “terremoto La Spezia” cade tra l’altro in quel momento delicato per la portualità ligure, che la vede squassata dalla magistratura, con in corso la dura battaglia anche sulla sostituzione di Toti alla Regione. In questa realtà, le ipotesi corrono, anche le più strampalate. Perché Sommariva non potrebbe essere un ottimo candidato dell’opposizione per la Regione? Perché non per la presidenza del porto di Genova, il cui commissariamento pesa a livello internazionale come una grossa pecca italiana? Se ci dovremmo basare sulle competenze, non ci sarebbero dubbi.
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