Un’utopia zero emissioni dalle navi?

COPENAGHEN – I grandi programmi, la salvezza del mondo, ma anche i richiami alla concreta realtà. Il settore del trasporto marittimo è responsabile, come noto, di circa l’80% del commercio internazionale, impiega circa due milioni di marittimi ed è spesso considerato uno dei sistemi di trasporto più efficienti. Il settore, tuttavia – sottolineano i rapporti specifici – dipende fortemente da olio combustibile pesante altamente inquinante, è responsabile di circa il 3% delle emissioni annuali globali di gas serra (GHG) e se le spedizioni fossero un paese, la loro impronta di carbonio sarebbe la sesta più grande al mondo.

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L’industria marittima globale, malgrado certe punte di diamante (vedi le navi Eco Grimaldi, di cui parliamo qui accanto) non sarebbe dunque sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di far sì che i carburanti a emissioni zero rappresentino il 5% di tutti i carburanti entro il 2030. Questo è quanto emerge dal nuovo report/2024 dell’University College London Energy Institute, dell’UN Climate Change High-Level Champions, e della Getting to Zero Coalition: un’iniziativa del Global Maritime Forum, e gli autori del rapporto affermano che i dati dovrebbero servire da “serio campanello d’allarme” per l’industria marittima.

L’obiettivo del 5% è considerato la massa critica alla quale maturano le infrastrutture, le catene di approvvigionamento e la tecnologia che supportano i combustibili a emissioni zero e consentono una crescita esponenziale. Ciò significa che se l’obiettivo del 5% non viene raggiunto, potrebbe mettere a repentaglio l’intero obiettivo del settore di zero emissioni nette entro il 2050.

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