Grandi network: ma la Riforma dei nostri porti?
LIVORNO – Mentre i grandi network trasportistici potenziano e si adeguano alle nuove realtà della geo-politica, da noi si continua a parlare, riparlare e riproporre temi relativi a una riforma della riforma portuale che appare sempre più vaga e lontana. Eppure il dibattito è acceso: e prende forma, tra i suggerimenti, l’esempio della riforma portuale spagnola (Puertos del Estado) che si sta dimostrando agile e con risultati positivi.
Un’agenzia nazionale di coordinamento è anche la richiesta della Community portuale di La Spezia, una delle più coese in campo nazionale, che chiede anche “sia dotata di risorse e di personale specializzato e che possa operare in stretta connessione con le singole Autorità portuali, controllandone l’attività ma specialmente indirizzando le loro scelte sulla base di una politica nazionale che consenta di evitare le duplicazioni di interventi sulle stesse filiere e quindi lo spreco di risorse”.
A intervenire in modo deciso in questi termini è stato Andrea Fontana, presidente degli agenti marittimi di La Spezia a nome della Community Portuale. Secondo Fontana, è corretto che l’eventuale riforma normativa si indirizzi sulla necessità di avere un controllo centralizzato a livello di scelte nazionali come per esempio sulle priorità dei finanziamenti alle grandi opere e di conseguenza sulla programmazione degli investimenti delle varie Autorità di Sistema Portuali, armonizzati in un quadro di insieme che eviti le duplicazioni di banchine e piazzali: e che operi sulla interoperabilità delle PCS dei vari porti, sulla gestione della sostenibilità ambientale e il passaggio dei porti ad ambiente green, sul coordinamento fra porti e sistema logistico.
(A.F.)