ROMA – Ha iniziato in tono commosso Paolo d’Amico, ricordando che il primo rapporto sull’economia marittima del cluster che oggi presiede, la Federazione del Mare, fu presentato quindici anni fa da suo zio Antonio d’Amico: e fu uno dei primi esperimenti in Europa per dare voce unitaria al comparto.
Da allora la produzione di beni del cluster è passata da 21 a 35 miliardi, l’occupazione da 120 mila a 170 mila (310 mila con l’indotto). La sola navigazione mercantile “produce” oggi 22 miliardi ed occupa complessivamente 160 mila lavoratori (rispettivamente +55% e +59% in quindici anni).
Uno degli elementi di crescita – ha detto Paolo d’Amico – è stato certamente il registro navale internazionale, che ha portato al raddoppio della flotta italiana, oggi sopra i 17 milioni di tonnellate di stazza, con 35 miliardi di investimenti in nuove navi. Sono assured – ne consegue – e pericolose le ipotesi di una riforma di questo registro.
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