Candidati autocandidati e gossip
LIVORNO – Mettiamola così (che non è poi tanto diverso da quello che si sono detti, in pubblico e in privato, i presidenti a Cagliari): chi subentrerà a Francesco Nerli dovrà essere abbastanza esperto da rilanciare l’associazione delle Autorità portuali a livello di governo con una forte azione di lobby: ma dovrà essere abbastanza giovane per dare garanzia di un mandato lungo e proficuo, senza ulteriori cambi della guardia a breve.
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Dovrà anche essere, per quanto possibile, il presidente di tutti: fuori dalle risse e con alto indice di gradimento per capacità di mediazione. Dovrà infine dedicare molto tempo ad Assoporti, il che potrebbe tagliar fuori a priori chi ha la responsabilità di un porto di primaria grandezza. Anche perché è stato ribadito nell’assise che il presidente di Assoporti deve essere anche presidente di un’Autorità portuale (per tagliare le unghie – sembra di capire – ad ogni aspirazione di politici rampanti e alla ricerca di un lucroso “accasamento”) e non può venire dall’esterno. Un dettaglio, sia detto per inciso, ribadito nei giorni scorsi anche in una nota del presidente di Livorno Giuliano Gallanti, in risposta a chi ipotizzava che lui potesse essere il candidato ideale ma a patto di lasciare la presidenza di Livorno.
Messa così, la “riffa” (se di riffa si può irrispettosamente parlare) sembra circoscritta a pochi nomi. Il primo è quello di Gallanti: che ha esperienza, relazioni internazionali, indubbio carisma e anche indubbia voglia. Le sue quotazioni però oscillano: chi ha parlato di “presidente giovane” ricorda che Gallanti non è di primo pelo e già a Livorno è presente non per tutta la settimana. Qualcuno sta suggerendo ai tre saggi di candidarlo semmai a una vicepresidenza prestigiosa che potrebbe essere quella delle relazioni internazionali, nelle quali è riconosciuto maestro.
Il secondo nome è quello di Pasqualino Monti, Civitavecchia. E’ giovane, e pur essendo fresco di mandato presidenziale (qualcuno dice: troppo fresco) ha una lunga esperienza avendo lavorato nell’Authority da tempo. Ha ottime relazioni con il potere locale (in particolare con il sindaco di Civitavecchia Moscherini, a sua volta un potere non indifferente anche a Roma) e data la vicinanza della sua sede con Roma ha anche la logistica dalla sua.
Il terzo nome è di Lorenzo Forcieri, La Spezia. Indubbio carisma, stimato a destra (Matteoli lo definì, da ministro, uno dei più validi presidenti di porti) e da sinistra dove ha militato, ha fatto molto bene a La Spezia, ha esperienza anche parlamentare. Insomma, come papabile ha molti consensi anche se ha dichiarato di essere “moderatamente interessato” alla carica.
A seguire ci sono i nomi di Luigi Merlo (Genova), Piergiorgio Massidda (Cagliari) e Marina Monassi (Trieste). Tre pezzi da novanta, ma per i quali valgono – secondo quanto si è sentito a Cagliari nei corridoi – anche alcune controindicazioni. Per Merlo, l’essere presidente (bravo) del primo porto d’Italia: e Assoporti non ha mai voluto identificarsi con chi è al vertice della piramide. Per Massidda, l’essere decentrato logisticamente e vivere problematiche particolari rispetto agli altri porti. Per la Monassi, paradossalmente l’essere troppo brava, troppo volitiva, insomma troppo. E non è che in un ambiente così maschilista, essere l’unica donna presidente sia considerato quasi un affronto?
A.F.
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