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Gli armatori nel nuovo millennio

Un momento della conferenza al Propeller Club Livorno (foto Laura Bolognesi).

LIVORNO – Nell’ultima conferenza del Propeller Club sono state approfondite le questioni attuali e stringenti del comparto armatoriale e quelle che, si prevede, lo diverranno nel suo prossimo futuro. Invitati dal presidente del Club Fiorenzo Milani alcuni tra i maggiori esponenti del settore: Paolo d’Amico (presidente di Confitarma – d’Amico Società di Navigazione), Guido Grimaldi (Grimaldi Group) ed Achille Onorato (Toremar).
Prima di passare la parola agli armatori il presidente Milani ha dato il benvenuto al socio onorario capitano di vascello (CP) Arturo Faraone, da poco insediatosi come comandante della Capitaneria di Porto di Livorno.
Paolo d’Amico in apertura di relazione ha mostrato un suggestivo filmato girato per i 110 anni di Confitarma, anniversario concomitante con quello dei 150 dell’Unità d’Italia, nel quale sono scorse le immagini di tappe importanti e di persone che hanno fatto grande un comparto che, durante la guerra, ha sostenuto la nazione fornendole navi per difendersi.
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Fiorenzo Milani e Paolo d'Amico

Il presidente d’Amico ha sottolineato quanto grandi siano stati nel tempo i cambiamenti che il comparto ha affrontato: ricordando la storia imprenditoriale della sua famiglia, e poi il suo personale percorso nel gruppo, ha fatto presente che ai tempi della nascita della compagnia di famiglia, dagli anni ’50 in poi, l’armatore era un imprenditore a tutto tondo: tecnico, arruolatore di equipaggio, addetto agli approvvigionamenti, finanziere, quotatore di noli e quant’altro fosse necessario. Il mercato era molto forte e l’attività redditizia. Nel tempo, e con le difficoltà iniziate con la crisi energetica dagli anni 70 in poi, si è verificato invece un avvicendamento di problemi, con alti e bassi che hanno generato un sistema di navigazione a vista molto difficile da gestire ma che, come contropartita, ha contribuito a forgiare la nuova classe armatoriale. Non sono stati però solo i problemi legati all’andamento fluttuante del mercato a complicare la vita dell’armatore bensì una serie di procedure a cui sottostare divenute obbligatorie dopo i primi disastri ambientali causati da sversamenti di petroliere. Procedure di vetting ovvero ispezioni delle navi ed audit nelle aziende degli armatori per controllare che l’organizzazione corrisponda a precisi standard da parte di equipe delle compagnie petrolifere: il Port State Control da parte della Capitaneria di Porto e così via; sistemi di controllo impegnativi che destano preoccupazione all’armatore ma che – secondo d’Amico – producono comunque un risultato positivo: quello di veder finalmente scomparire tante carrette dal mare.
“Se parliamo di oggi e del futuro dell’armatore – ha detto il presidente di Confitarma – la priorità è la formazione del management – sia di bordo che di terra – per scongiurare incidenti oggi non più tollerabili. Poi la necessità di specializzarsi e raggiungere livelli di qualità ed efficienza altissimi nel ramo scelto. Esiste anche l’esigenza – ormai molto diffusa nel nostro comparto – di quotare le aziende per risolvere il problema del recepimento dei grandi capitali per l’acquisto delle navi e per accettare le nuove sfide tecnologiche, come quella che interesserà l’adeguamento della flotta per il trasporto del gas naturale liquefatto (LNG) verso il quale il mercato tende”. Fra i problemi che dovranno essere risolti quello degli equipaggi di nazionalità diverse che male comunicano fra di loro e la carenza di ufficiali europei (prevista una mancanza di 34.000 ufficiali nei prossimi anni).
Paolo d’Amico ha concluso ricordando che il cluster marittimo rappresenta mezzo milione di lavoratori ed una quota di Pil nazionale del 2,5% e che a tali numeri non corrisponde la doverosa attenzione da chi ci ha governato finora; e che purtroppo a tutt’oggi nella crisi politica attuale non si intravede l’interlocutore.

Fiorenzo Milani e Guido Grimaldi

Da parte di Guido Grimaldi, direttore commerciale dell’importante gruppo armatoriale di famiglia, c’è stata la presentazione della storia della compagnia e all’interno di questa, del suo percorso professionale. Il gruppo oggi è fortemente specializzato nei rotabili e nel cruise&ferry ed è protagonista nel progetto Autostrade del Mare con una crescita costante di circa un 40% annuo. La prima linea della Grimaldi è stata la Livorno-Valencia e Livorno oggi, scalata ogni giorno da una nave Grimaldi, per il gruppo rappresenta il porto hub, strategico per i suoi traffici. Il gruppo conta attualmente circa 80 linee fra Mediterraneo, Adriatico e Baltico in grado di garantire minor tempo di transito delle merci e minor inquinamento di Co2, maggiore sicurezza nel trasporto ed un risparmio del 50% rispetto al tutto strada. Lo spirito di iniziativa dei Grimaldi ha fatto sì che le Autostrade del Mare collegassero paesi come la Spagna ed i Balcani offrendo un servizio che oggi con un unico “ticket” trasporta le merci da Barcellona a Patrasso. Navi con capacità di carico di oltre 4000 metri lineari consentono economie di scala e conservazione del proprio capitale per futuri investimenti. Guido Grimaldi, a tutela dello sviluppo ed efficienza dei traffici ha infine lanciato un preciso appello volto all’adeguamento delle infrastrutture portuali.

Fiorenzo Milani e Achille Onorato

E’ quindi intervenuto Achille Onorato il quale, dopo una prima esperienza nella compagnia Moby Lines, è oggi amministratore delegato della Toremar (società del Gruppo Moby) e si trova ad affrontare le problematiche di una realtà che deve garantire un servizio pubblico. Il forte controllo della Regione sull’operato della compagnia rende complessa l’attività ma – sottolinea Onorato – “ciò produce quei risultati positivi che si vedono e che sono ormeggiati sulle nostre banchine”. L’amministratore delegato ha parlato del business del comparto definendolo “ad altissima intensità di capitale: un traghetto può costare più di 100 milioni di euro”; ciò fa si che che l’armatore debba purtroppo essere più finanziere che altro a svantaggio della sua partecipazione personale ai problemi che si riscontrano sulle banchine e sui traghetti. “A causa di aumenti del carburante, crollo del mercato passeggeri, normative dell’Antitrust penalizzanti anche a livello europeo come ad esempio l’indetraibilità dell’iva sugli acquisti che si traduce in un aggravio – solo per Toremar – di 2 milioni di euro di costi – ha informato Onorato – l’armatore oggi è chiamato ad affrontare giorno su giorno moltissime difficoltà”. Fondamentale per lui rimane comunque la conoscenza diretta delle situazioni, della vita di bordo e la presenza sul territorio. E sottolineando infine – rivolto alle istituzioni locali presenti in platea – di essere parte di un’unica filiera, ha auspicato un lavoro comune per il bene del porto di Livorno.

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Pubblicato il
16 Marzo 2013

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