La giovane manager sta per lanciare la “Blue Vision” una no-profit di coordinamento tra istituzioni e privati
LA SPEZIA – L’elenco è dettagliato e significativo: un porto commerciale, due terminal container, una base navale per la Marina militare, porti turistici, enti di ricerca marina, un’industria cantieristica, cantieri per la nautica da diporto, centri di assistenza, pesca, professioni del mare, imprese industriali legate al mare, un forte indotto, una scuola trasporti, una tradizione nei mestieri del mare, crociere, turismo nautico, tre fra i piú noti parchi naturalistici, una cultura dell’ambiente marino e la consapevolezza di nuove formule di crescita sostenibile…
Davvero, non manca nulla. E proprio da questa elencazione di attività e professioni – dicono gli spezzini e non solo loro – che è nata l’idea e quindi il progetto di costruire proprio qui un hub culturale e operativo per la Blue Economy, ovvero di tutte quelle attività che l’Unione Europa (con la direttiva del 2012) ha definito strategiche per lo sviluppo dell’economia del continente e che già oggi occupano 5,4 milioni di persone.
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