Visita il sito web
Tempo per la lettura: 4 minuti

Trieste e le scelte mancate

TRIESTE – Da Brunello Zanetti Giuliano, che gestisce anche un sito dal significativo titolo “sceltemancate” riceviamo.

La Portualità della Regione F.V.G. ed il presidente dell’Autorità del Sistema Portuale dell’Adriatico Orientale Zeno D’Agostino, seguono con molta attenzione/ambizione quelli che potrebbero essere i possibili sviluppi “delle Nuove Vie Della Seta” per poter rilanciare le nostre economie, ed ovviamente vorrebbero essere in grado di offrire servizi e infrastrutture adeguate “Porti e Collegamenti Gomma/Rotaia” per poter incrementare gli scambi commerciali e le relazioni tra Cina e Europa, ed in questo scenario il Porto di Trieste potrebbe avere nuove grandi opportunità per gestire la Logistica di Porto e Retroporto. Ribadisco opportunità che potrebbero essere ulteriormente incrementate ottimizzando lo sfruttamento “del Regime di Porto Franco Internazionale” da porre al servizio anche delle P.M.I. e generare quindi un notevole valore aggiunto con l’eventuale lavorazione/trasformazione di almeno una parte dei volumi delle merci in transito.

[hidepost]Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio afferma chiaro e tondo, che i Porti Hub in Italia sono solo due, Genova per il mare Tirreno e Trieste scalo di riferimento per il mare Adriatico, ma purtroppo le sole affermazioni non bastano per fare di uno scalo un vero Hub Logistico Portuale, in quanto se volgiamo lo sguardo verso i porti del Nord Europa ai quali noi vorremmo sottrarre delle significative quote di traffico, ci rendiamo facilmente conto che il confronto sia impari e chiaramente per noi molto deludente, in quanto l’Alto Adriatico purtroppo oggi in fatto d’infrastrutture non è certamente ancora in grado di svolgere questo pur sperato ambito ruolo, se si considera che attualmente i suoi collegamenti ferroviari (linea bassa) fra Trieste e le Reti Internazionali “merci/passeggeri” possono contare soltanto su un vetusto tracciato composto da due binari peraltro percorribile a velocità moderata, e molti elementi dell’architettura delle infrastrutture Portuali dello Scalo Triestino i cui esempi eclatanti (escluso il Molo VII) sono sia le ormai semi utilizzate Vasche di Riva VI° e VII° comprese tra il Molo V° e VII°, che sarebbero da interrare per recuperare ampi spazi al mare o i Magazzini multipiano realizzati per soddisfare quelle che erano le diverse esigenze del secolo scorso.

Tutte opere retaggio del passato che stanno ostacolando di fatto lo sviluppo della nostra Portualità e sono il chiaro frutto del nostro pluridecennale immobilismo infrastrutturale a cui dobbiamo quella patina museale che avvolge ancora una significativa parte dello scalo, situazione che non ci consente di poter sfruttare a dovere le enormi Potenzialità del Corridoio Baltico Adriatico o le quasi 4.000 miglia di vantaggio che abbiamo nei confronti degli scali Nord Europei e purtroppo neppure i 16/18 m dei nostri profondi fondali naturali.

Questa situazione è il frutto di quella opinabile e deleteria “linea di pensiero che ha caratterizzato il nostro recente passato” linea di pensiero che tendenzialmente privilegiava i piccoli passi e quindi contemplava che le nuove infrastrutture per porti e tracciati ferroviari si debbano realizzare soltanto in presenza dei traffici esistenti e non in previsione di una probabile futura significativa loro crescita, sottovalutando forse il fatto che per realizzare dette opere anche in un Paese normale servirebbero almeno dei  decenni e che la politica dei piccoli passi non ci consentirà certamente mai di poter eliminare le carenze accumulate in quasi mezzo secolo d’immobilismo infrastrutturale.

Chiaramente gli interventi per ammodernare/potenziare l’infrastrutturazione dello scalo triestino non dovrà interessare soltanto il Porto Nuovo, ma sarebbe il caso di volgere lo sguardo anche ad Est verso il Vallone di Muggia dove ci sono quasi due milioni di metri quadrati di Aree ex Industriali ormai dismesse da diversi decenni e che potrebbero sfruttare il citato “Regime di Porto Franco”, ma purtroppo sempre in perenne attesa di essere bonificate ed urbanizzate e banchinate, per poter generare nuovamente sia interessanti e variegate economie che conseguenti opportunità occupazionali.

Penso che in merito a quelle che potrebbero essere le opulente opportunità che la menzionata “nuova via della seta” sarebbe certamente in grado di offrire, non credo sia il caso di farsi molte illusioni se nell’Alto Adriatico non sapremo pianificate e realizzare “nuove opere portuali e collegamenti ferroviari” opere  che per caratteristiche e dimensioni ci dovrebbero consentire di potenziare significatamente le nostre capacità operative, per poter eliminare almeno in parte il nostro notevole Gap tecnologico/dimensionale e quindi essere in grado di affrontare ad armi pari e senza patemi sia i nostri super infrastrutturati antagonisti vicini e lontani che le difficili sfide della Portualità del terzo millennio.

Per concludere, se non ritorneremo a credere concretamente nelle variegate e notevoli economie che il Mare sarebbe in grado di generare, e ribadisco se i nostri Amministratori non abbandoneranno la citata opinabile e deleteria linea di pensiero “che tendenzialmente privilegiava i piccoli passi” e che ha caratterizzato e segnato negativamente il nostro recente passato e di fatto purtroppo impedito un significativo ammodernamento delle nostre infrastrutture, per consentirci di poter incrementare notevolmente le nostre attuali potenzialità ed essere quindi in grado di movimentare annualmente diversi milione di contenitori “saranno purtroppo molto esigue le possibilità che il nostro Paese e la Portualità dell’Alto Adriatico” possa assumere in futuro un significativo ruolo nei confronti “delle Nuove Vie della Seta“ sarà invece molto probabile che detto ruolo sarà relegato a quello di essere soltanto dei semplici ed emarginati spettatori.

A tal proposito penso che dovremmo tenere in debita considerazione il fatto che nelle vicende economiche purtroppo per noi gli esempi mitologici non funzionano, in quanto nella cruda realtà le sfide tra il piccolo e povero Davide ed il grande e potente Golia si concludono quasi sempre con Golia indiscusso vincitore.

Ulteriori approfondimenti ed immagini si possono trovare sfogliando il mio sito http://sceltemancate.trieste.it

Brunello Zanitti Giuliano

[/hidepost]

Pubblicato il
8 Febbraio 2017
Ultima modifica
25 Febbraio 2017 - ora: 12:44

Potrebbe interessarti

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora