LIVORNO – Per i pochi di noi che ancora hanno, grazie al privilegio dell’età, il personale ricordo del cavaliere del lavoro Tito Neri, il Villaggio per i poveri aperto nei giorni scorsi nel quartiere Corea, che da oggi porta il suo nome, appare come la realizzazione di una sua volontà. Perché il “sor Tito”, come voleva che lo chiamassero familiarmente i suoi dipendenti, aveva assaporato da giovane anche i morsi della fame; e non se n’era dimenticato. Come ha ricordato il nipote Piero Neri – anch’egli cavaliere del lavoro ed oggi a capo di un impero di aziende nate dalla volontà e dall’intelligenza del gruppo – “la famiglia è venuta dalla povertà e non ce ne dimentichiamo”.
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