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Trasporto merci, il conflitto salpa da Genova e La Spezia

Paolo Uggè

ROMA – “Saranno i porti di Genova e La Spezia – afferma una nota di Paolo Uggè, vicepresidente di Confcommercio/Conftrasporto – ad aprire “le danze” di una vertenza che doveva e poteva essere risolta da tempo e che invece è stata scaricata – ma questa non è una novità – sulle spalle degli operatori del trasporto”.

Le motivazioni? Certamente la lunga assenza di un governo alla guida del Paese – continua Uggè – non ha giovato; ma a leggere il documento diffuso dalle organizzazioni territoriali che hanno dato l’annuncio della fase conflittuale ci sarebbero responsabilità anche “precedenti” di chi è controparte degli operatori dell’autotrasporto e che avrebbe avuto l’onere di mantenere impegni assunti nel passato.

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Un colpevole immobilismo che ora sta trasferendo sugli autotrasportatori oneri che non dovrebbero essere caricati su di loro. Punti nodali della vicenda – scrive ancora Uggè – sono i costi dovuti alle improduttive attese degli automezzi sui piazzali degli scali, l’assenza di una tracciabilità e verifica dei tempi di attesa in modo da poter valorizzare i termini e le procedure per gli indennizzi ai vettori danneggiati. Ovviamente vi sarà chi cercherà di colpevolizzare i vettori per l’iniziativa decisa, ma se le intese assunte nei mesi passati e i costanti solleciti a provvedere non hanno di fatto riscontrato il dovuto interesse – s’interroga il vicepresidente Uggè – come stupirsi se la categoria reagisce? Tutto questo, si legge nel comunicato diffuso, produce tempi di attesa nel carico e scarico dei contenitori, code di veicoli causate da blocchi operativi, cambi turno che impediscono la programmazione dei viaggi e consegne.

“È mai possibile che non si apra un costante confronto – continua la nota di Confcommercio/Conftrasporto – per trovare soluzioni a simili inefficienze che oggi sono a carico dei soli operatori del trasporto? L’importanza della funzionalità dei sistemi portuali è una delle condizioni per la competitività del sistema Paese e molto probabilmente riguarda anche altre realtà portuali. Così la riforma avviata dall’allora ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Graziano Delrio rischia di non partire e anche i necessari correttivi che debbono essere apportati rischiano di restare al palo. Alcuni presidenti di Autorità portuali invece di valorizzare le attività delle strutture loro assegnate – accusa Uggè – sembrano cercare maggiormente la propria visibilità in convegni non sempre utili e solo per non scontentare qualche potente di turno si prostrano alle sue richieste, magari aderendo ad associazioni private e infischiandosene così delle precise direttive emanate dal ministero. Alcuni non hanno avuto timore di sfiorare (o superare abbondantemente?) il ridicolo – afferma Uggè – scegliendo un escamotage apparentemente scaltro: aderire a “titolo personale” anche se ricoprono una pubblica funzione. Il sistema portuale è troppo importante. Il ministro e i suoi sottosegretari farebbero bene a interessarsene in modo diretto. In gioco non c’è solo l’attività di autotrasporto e di tanti operatori e loro dipendenti ma il futuro del Paese”.

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Pubblicato il
11 Luglio 2018
Ultima modifica
17 Luglio 2018 - ora: 15:16

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