LIVORNO – È diventata una delle tante “neverending stories” del porto. Legata, in questo caso, non solo alla prudenza dell’Autorità di sistema di Stefano Corsini e Massimo Provinciali per non forzare la mano su tematiche tanto delicate sollevate anche dai vincitori della gara; quanto anche alle devastanti accuse finite in mano alla Procura della Repubblica. Proprio su quest’ultimo argomento, si attendono nelle prossime ore le decisioni della magistratura livornese: decisioni che potrebbero sbloccare uno stallo pesantemente subìto da tutto il porto, oppure mettere in crisi l’intero sistema se fossero riconosciute valide le richieste del Gip di sospendere i vertici dell’Authority. E sarebbe un altro dei già troppi commissariamenti del porto. Da sperare – indipendentemente da ogni altra valutazione – che la mina sia disinnescata, con senso di giustizia ma anche di valutazione dei risultati sui tanto di moda costi-benefici per la collettività. Se ci fosse permesso un commento, preferiremmo citare quello di Terenzio, scritto in tempi non sospetti: “Summum jus, saepe summa est injuria”. Licenza poetica soltanto?
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