Il TCO e la banchina corta della sponda Est
LIVORNO – Un traffico in continua crescita ma una nuova destinazione, sempre nel porto ma alla radice della Darsena Toscana, che non è assolutamente sufficiente come lunghezza di banchina. È il problema del CO, il terminal Calata Orlando che chiude il 2029 con un incremento del 4% delle rinfuse operate (655 mila tonnellate tra imbarchi e sbarchi, contro le 630 mila del 2018, a loro volta in aumento del 9%) ma che da tempo chiede all’Autorità di Sistema Portuale una banchina più lunga nel sito cui è stato destinato per lasciare la Calata Orlando al futuro terminal crociere della Porto 2000.
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Nella zona ci sono molti interventi in divenire: al CO si aspetta tra l’altro il documento ufficiale per lo spostamento del varco che dovrà favorire l’accesso alla nuova area, che è ubicata a terra della sponda Est della Darsena Toscana. L’area è stata in parte liberata da precedenti interventi, in parte sono in corso lavori. Ma il problema vero rimane la banchina: nel progetto che l’AdSP ha approntato per il TCO la banchina che sarà data in concessione risulta del tutto insufficiente e Roberto Alberti, presidente della società del terminal dei rinfusi, ha più volte sollecitato che gli vengano concessi almeno altri 100 metri in più. Le navi con cui il terminal opera sono già oggi lunghe almeno 180 metri e la tendenza è di arrivi con sempre maggiori unità: ridurre il terminal a operare con solo un centinaio di metri di banchina utile (condizionata oltretutto dagli scarichi di sabbia e fango del vicinissimo “sbocco” dello Scolmatore dell’Arno, che creano annualmente problemi ai fondali) è assolutamente inaccettabile. Tanto vale – dicono quelli del CO – chiederci di chiudere l’attività.
Il problema è tra quelli – più d’uno, e nessuno facile – che aspettano una soluzione del nuovo piano regolatore dell’area industriale. Che doveva essere approvato nell’ultima seduta del Comitato di Gestione ma che è stato rinviato, con la speranza che si riesca a sciogliere i tanti nodi in atto grazie anche alla volontà di “pace sociale” più volte espressa dai principali terminalisti livornesi.
A.F.
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