Contenitori a peso d’oro o quasi
Sul web ci scrive il signor Manlio Bellomodarme che frequenta l’area balneare estiva di Tirrenia, a Nord di Livorno.
Cari amici della Gazzetta, vi leggo sempre e mi ha colpito il ripetuto rapporto sulla scarsità di contenitori vuoti a disposizione dei traffici: scarsità che avrebbe fatto schizzare alle stelle il loro prezzo e quindi anche il noleggio. Le compagnie di navigazione a loro volta hanno aumentato in modo esponenziale i noli.
Eppure nel breve viaggio quasi quotidiano tra Livorno e Tirrenia io vedo sulle aree a fianco della strada pile e pile di contenitori vuoti, alcuni con il logo di grandi compagnie, altri quasi anonimi. Mi chiedo: se i contenitori vuoti ci sono, chi è che gioca sporco?
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Caro amico lettore, anche noi abbiamo visto sempre quelle montagne di contenitori accatastati lungo i confini del porto industriale. Solo che, come ci hanno spiegato – si legga l’intervista che pubblichiamo in prima pagina ad Andrea Monti della Sogese – il meccanismo non è semplice. Sintetizzando al massimo, per utilizzare un contenitore vuoto di quelli impilati che vede anche lei, occorre renderlo remunerativo, trovandogli un carico. Ma nel porto livornese quelli che erano i classici utilizzi, per i traffici con il middle Est e con il Sud Mediterraneo, si sono molo ridotti per le guerre, per gli embarghi e per la pandemia. Nessuno si assume l’onere di far viaggiare un contenitore vuoto alla ricerca di ipotetiche merci. Senza considerare che una parte di quegli scatoloni, fermi da tempo, potrebbe anche risultare non più in regola con le normative sempre più stringenti in fatto di sicurezza. Il business è complicato: e lo si deduce anche dalle polemiche in corso tra spedizionieri e compagnie di navigazione sui costi, i noli e le leggi di mercato (vedi sempre su questo numero l’intervento della presidente di Fedespe di Silvia Moretto).
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