LIVORNO – Gli sconfinamenti per la pesca professionale non si limitano più alle contestate acque a Sud della Sicilia. Lo scorso 8 settembre il Centro di Controllo Area Pesca della Guardia Costiera di Livorno ha coordinato una complessa attività ispettiva a carico di un peschereccio maltese intento in attività di pesca in acque italiane.
L’unità, adibita alla pesca a strascico, è stata fermata, a circa 10 miglia a Nord dall’isola di Capraia, dalle motovedette del locale Ufficio Marittimo e della Capitaneria di Porto di Portoferraio.
I militari una volta a bordo hanno dapprima proceduto, grazie all’utilizzo di un misuratore elettronico, ad esaminare la rete utilizzata per la pesca e, dai controlli effettuati, è risultato che le caratteristiche della stessa non fossero conformi a quanto previsto dalla normativa vigente. In particolare le dimensioni delle maglie romboidali erano molto al di sotto delle misure minime previste dalla normativa europea.
Inoltre è stata anche accertata l’omessa registrazione e trasmissione elettronica dei dati relativi alle catture effettuate.
Al comandante del peschereccio, un marittimo italiano appartenente alla marineria di Bari, è stato quindi contestato il reato di pesca nelle acque sottoposte alla sovranità di uno Stato diverso da quello di bandiera, per la quale è stata informata la competente Autorità Giudiziaria di Livorno. Oltre al sequestro dell’attrezzo illegale e di circa 500 kg di pesce, sono state irrogate sanzioni amministrative pari a 4000 euro per aver pescato con attrezzi vietati e per aver violato l’obbligo previsto di registrazione e comunicazione dei dati del pescato.
L’operazione ha permesso di prevenire il maggior danno – conclude la nota della Capitaneria – provocato dall’attività abusiva, nei confronti degli stock ittici più pregiati che nei bassi fondali trovano zone di ripopolamento e di ricostituzione. Un comportamento illecito ed irresponsabile che mette inoltre a rischio l’ambiente ed il delicato ecosistema marino.