ROMA – Non è un fermo a macchia di leopardo, ma un vero e proprio collasso del sistema dei trasporti su gomma in Italia. Secondo l’ultima rilevazione compiuta da Trasportounito – riferisce l’associazione – nelle regioni del centro sud sono coinvolte nel fermo in atto circa 25.000 imprese. In un sondaggio a livello nazionale il 98% delle imprese di autotrasporto italiane, e non solo quelle del centro sud, condivide e giustifica l’azione di protesta in atto, manifestando totale solidarietà alle imprese che hanno bloccato i loro mezzi, non solo in segno di protesta per gli aumenti del carburante che dovrebbero assorbire in toto nei loro conti, senza poterli riversare almeno in parte sulla committenza e sulla merce, ma anche la totale assenza di qualsiasi segnale governativo di comprensione della gravità della situazione.
Fermi “ai box” sarebbero oggi circa 90 mila mezzi pesanti, il che corrisponde a un taglio di 30 milioni di quintali sulla capacità di trasporto e a conseguenze devastanti su settori come il trasporto di deperibili e l’ortofrutta.
Si calcola che altri 30-40 mila mezzi non siano in grado di superare e risolvere difficoltà di movimento rispetto a percorsi, triangolazioni e carichi/scarichi.
“È particolarmente grave – sottolinea Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito – che non si comprendano oggi le ragioni, in parte cronicizzate, in parte esplose per l’aumento dei costi di carburante, dell’autotrasporto italiano, costretto oggi a una protesta che assomiglia ogni giorno di più a un fermo tecnico, ovvero al blocco dei mezzi per impossibilità pratica di pagarne i costi di gestione”.
Secondo Trasportounito le disposizioni comunitarie entrate in vigore senza alcun tipo di accompagnamento tecnico-normativo producono tre tipi di effetti negativi: l’eliminazione delle vecchie licenze e quindi la perdita secca di un patrimonio di 220 milioni di euro; il pericoloso livellamento, verso il basso, dei futuri operatori dell’autotrasporto in controtendenza rispetto agli slogan relativi alla sostenibilità del trasporto nonché modifiche inapplicabili agli asset normativi, amministrativi e istituzionali.